16 ottobre 2022   XXIX domenica del tempo ordinario

Pregare sempre, senza stancarsi mai

Di John Everett Millais – Originally uploaded on en.wikipedia by Paul Barlow (Transferred by lux2545), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18811161

Nella prima lettura c’è una battaglia che devono affrontare gli Ebrei, che da poco hanno conquistato la libertà e cominciano già a dover combattere per esistere. Mosè, come avete sentito, guardando da  colle la battaglia, deve tenere le mani in alto; perché, se le abbassa, gli Israeliti perdono, se le alza, vincono. Provate a rimanete tanto tempo così, con le mani protese verso l’alto, e vedrete che diventa faticoso, non si riesce a stare a lungo corsi.  Allora il fratello Aronne e un altro preparano una roccia perché Mosè possa sedersi e gli tengono le mani sollevate, uno da una parte, l’altro dall’altra .

Ovviamente questa è immagine, è l’immagine per noi della preghiera.  La preghiera è sempre più bella quando siamo insieme. Ecco perché la più alta preghiera è la messa: è il momento in cui tutta la comunità è riunita. 

Nella seconda lettura san Paolo scrive a Timoteo, e gli dice: “Figlio mio,  tu rimani saldo in quello in cui  credi fermamente”. In poche parole, san Paolo gli dice: “Devi resistere!”.  Quindi, come Mosè resisteva con le sue mani in alto,  così Paolo dice a Timoteo: “Credi fermamente, resisti!”.

E poi abbiamo il Vangelo: Gesù racconta una storia. Quando Gesù racconta una storia,  cerca di far passare a tutti noi un messaggio.  Gesù racconta la storia di un giudice; un giudice malvagio, che non vuole fare giustizia, come dovrebbe fare un giudice,  perché quello che vorrebbe lui sono i soldi: “Se tu mi paghi, io ti do ragione”,  capite? Ma è una vedova,  cioè una donna che, avendo perso il marito, è  una donna debole che non ha più niente; che va  da quel giudice a chiedere giustizia contro il suo avversario. E lui non risponde. Ma lei continua, e chiede, chiede, chiede! Alla fine il giudice  non ne può più e le fa giustizia. E Gesù ci dice  che,  se quel giudice lì, un giudice che non aveva riguardo per nessuno,  a chi gli rompe le scatole finisce col dire: “sì,  va bene, ti faccio giustizia”,  pensate quello che Dio che è  buono, può fare con noi!

Im questo giro di letture,  La cosa principale che il Signore vuole dirci  è  quella: voi non  stancatevi mai di pregare!

Ma che cosa significa pregare? Perché è così importante pregare, per noi cristiani? C’è gente qui ché ha pregato tanto, per una cosa importante,  certe volte tragica; e che gli sembra di non essere stato ascoltato.  Tutti noi abbiamo vissuto momenti in cui abbiamo pregato tanto,  e sembrava che dall’altra parte non fossimo seguiti. Tutti noi portiamo dentro una ferita, perché non ci siamo sentiti ascoltati in quel momento e c’è chi ha abbandonato,  c’è chi ha considerato che allora non serviva a niente pregare.  Bonhoeffer, che era un pastore protestante,  ma che ha scritto un bellissimo libro su “La vita comune,” dice così: “Dio esaudisce sempre,  ma non le vostre richieste,  bensì le sue promesse”.

È  difficile capire questo frase qua. Dio non è  – l’ho già detto più volte, come la macchinetta del caffè a cui metto la preghiera cioè la monetina e mi esce fuori quello che ho scelto: non è così! Ci sono delle cose che noi facciamo fatica a capire nella nostra vita, il senso di quello che succede. Però sappiamo una cosa,  ed è questo che dobbiamo credere fermamente: che Gesù,  quando è venuto sulla terra,  ci ha detto che Dio è nostro  Padre. Questo bambino,  con il Battesimo, diventerà figlio di Dio  e ricorda a ciascuno di noi che siamo tutti, dal Battesimo, figli di Dio. Quindi il nostro legame  è  un legame particolare! È  una relazione particolare di amore tra Dio e noi, tra noi e Dio.

Non serve che noi ci vediamo  per recitare  rosari, magari dieci o  venti al giorno;  non è questo che significa che io sono un  grande credente! Dice un padre del deserto: “Non compiacerti del numero dei salmi che hai recitato! Ecco, getto un velo ne tuo cuore. Vale di più una sola parola nell’intimità,  che mille stando lontano”. La preghiera dev’essere espressione dell’amore che ci lega a Dio. Dobbiamo lavorare non tanto sulla quantità,  quanto sulla qualità della nostra relazione.  Se io non cerco mai questo Signore che dovrebbe dar senso alla mia vita,  se io non ho voglia di ascoltare la sua parola,  se quella parola non tocca il mio cuore,  allora a che serve che poi dica dieci rosari? Io devo cercare la  sua presenza nella mia vita,  devo aprire questo cuore.

La cappella dell’adorazione è fatta apposta nel nostro quartiere proprio per essere un luogo intimo,  per cui nel silenzio posso stare davanti a lui. Non voglio dire che solo qui dentro si può  vivere tutto questo:  possiamo trovare questa intimità anche chiudendoci nella nostra stanza. Però bisogna anche trovare il momento giusto,  perché le avversità,  nel nostro mondo pieno di rumore,  sono tante! E queste avversità ci portano le divisioni.

Il Signore ci lascia una domanda importante: “Ma il Figlio dell’uomo,  quando verrà,  troverà la fede sulla terra?”. Non dice: troverà la parrocchia,  il Vaticano,  tutte queste cose,  non è  questo.  Troverà la fede?

Cosa rimane nel  nostro cuore? Questa domanda è una domanda a ciascuno di noi.  Qual è la mia fede? Quanto credo realmente in questo Signore che dovrebbe darmi il senso della mia vita? Questi genitori,  chiedendo il Battesimo,  vogliono questo; o dovrebbero essere  questo.  E, facendo questa scelta,  ci fanno riflettere sulle nostre promesse del Battesimo,  sulla scelta che abbiamo fatto per i nostri figli.  Nessuno è  venuto a costringerci  dicendo: devi battezzare tuo figlio, nessuno adesso lo fa, ma abbiamo scelto noi liberamente di battezzare i nostri figli,  abbiamo scelto che per loro ci sia un cammino speciale,  un cammino che dà senso alla nostra vita: questo senso dove Dio è  Padre,  dove siamo amati al di là  dei nostri meriti, e dove siamo chiamati ad amare; ma questo amore significa donarsi: è il senso del crocifisso, il donarsi.

Dunque, quando scegliamo il Battesimo per i nostri figli,  vogliamo tutto questo: vivere da risorti, seguire Cristo  e insegnare agli altri quello che teniamo nel nostro cuore.

Oggi per questo bambino noi preghiamo,  ma preghiamo anche per ciascuno di noi e chiediamo al Signore di allargare il nostro cuore alla sua presenza,  alla sua volontà.  E capiamo anche quanto sia importante pregare insieme perché da soli è più difficile.  Lo sappiamo quanto è difficile essere fedeli,  ma  sappiamo anche che insieme ci aiutiamo, proprio come Mosè,  cui tenevano sollevate le mani.  La comunità è importante e ci dobbiamo credere,  dobbiamo credere che questa è la famiglia di Dio.  Siamo troppo pochi in questa comunità a metterci al servizio degli altri,  siamo troppo pochi a pensare che ci dobbiamo aiutare e servire l’un l’altro; siamo troppo pochi a gioire e piangere l’uno per l’altro,  quando c’è bisogno.  Ed è  questo anche che dobbiamo ritrovare: il senso di famiglia,  il senso di comunità.  Non è  poco che uno venga a chiedere il Battesimo qua, ma deve trovare una vera famiglia che lo accolga e che lo accompagni nel suo cammino .

Allora preghiamo anche per la nostra comunità di san Bonaventura,  perché c’è veramente bisogno ancora una volta della preghiera,  di questa relazione! C’è bisogno che realmente ci sentiamo famiglia,  comunità,  che ci sia la voglia di donarsi l’un l’altro , di aiutarci, di essere presenti.

Vi chiedo realmente di aprire il cuore a Cristo, che vuole abitare in ciascuno di noi.  Amen

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