Vegliare
Abbiamo iniziato questo nuovo anno liturgico. La settimana scorsa abbiamo festeggiato il “capodanno”, anche attraverso il pranzo di comunità che abbiamo vissuto tutti insieme. Oggi abbiamo acceso questa candela, la prima di quattro, che ci ricorda che sono quattro le domeniche che ci accompagneranno verso il grande momento del Natale. San Paolo dice una cosa interessante scrivendo ai Romani, cioè ai vostri antenati e a noi: “Fratelli, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventiamo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce”.
Svegliatevi dal sonno! Se guardo le nostre comunità, tante volte mi fanno paura, perché siamo proprio così, un po’ spenti, non so se la noia che ci prende, magari durante una predica, o semplicemente perché abbiamo perso quello che dovrebbe essere la dinamicità della nostra fede. La bellezza della fede cristiana è che è una fede dinamica, non è qualcosa che io devo vivere così, in adorazione del Signore e basta: è qualcosa di vivo, perché noi crediamo nel Cristo risorto! Noi crediamo che il Natale che festeggeremo non sarà la festa di un compleanno, come qualcuno dice: “il Natale è il compleanno di Gesù”: no! Perché il compleanno è qualcosa di passato. Ma noi, nella Chiesa, facciamo memoria. Come facciamo memoria anche sull‘altare. Fare memoria è rendere presente qualcosa che è successo. Noi rendiamo presente a Natale che Cristo è venuto in mezzo a noi.
Ma perché ci dobbiamo svegliare? Perché il Signore ci dice oggi nel Vangelo una cosa molto forte: “Attenti, tenetevi pronti, non fate come quelli che, ai tempi di Noè, facevano tutto, mangiavano, bevevano, prendevano moglie e non si rendevano conto che stava arrivando il diluvio!”. Gesù ci dice: “Attenti, perché non sapete quando succederà, non sapete quando ci sarà l’incontro con il vostro Signore “.
Sono parole che ci rivelano quello che è veramente l’Avvento. L’Avvento non è solo la preparazione al Natale, la nascita di Gesù, un evento del quale qualcuno direbbe: ma il Natale è stato duemila anni fa! Che senso ha prepararci a qualcosa che è già successo? L’Avvento è anche qualcosa che ci apre al futuro, cioè all’attesa dell’incontro con il Signore, alla seconda venuta di Gesù! Tutti noi un giorno saremo chiamati a questo faccia a faccia e non sappiamo quando! Ce lo dice il Signore, non lo sappiamo! “Sui campi”, dice il Vangelo “due uomini lavoravano, e uno venne preso e l’altro no”. In questo momento sui campi di Ucraina succede così, uno muore e l’altro no, succede così! E noi non sappiamo quando saremo chiamati. Ma il Signore ci dice: “È ora, è adesso che ci dobbiamo preparare”. Ma non siamo con l’ansia di questa cosa, perché il cristiano ha dentro di sé la speranza. Ognuno di noi aspetta di poter vedere il Signore, di poterlo incontrare. Ed è questo che abita nel suo cuore. Allora l’Avvento non è solo: prepara il tuo cuore per la venuta del piccolo Gesù, ma è soprattutto: prepara la tua vita all’incontro finale! Prepara la tua vita all’incontro con Cristo! Ecco perché san Paolo oggi dice una cosa meravigliosa: “Indossiamo le armi della luce”. Cosa significa? “Comportiamoci onestamente. Mettete fuori lussurie, litigi, gelosie, impurità, odio, eccetera. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo“. Gettiamo via le opere delle tenebre, il brutto della nostra vita. Oggi dobbiamo riprendere le cose belle della nostra vita! Oggi siamo chiamati a tirar fuori il meglio di noi, è questo il vegliare! La bellezza di amare, è così che noi dobbiamo attendere. Ritorniamo alla nostra vocazione, alla nostra chiamata, che abbiamo ricevuto nel Battesimo. Lì siamo stati immersi nella vita di Cristo: ed è questo che siano chiamati a vivere.
Allora in questa prima domenica dobbiamo rimanere su una parola: vegliate! Vegliare non significa semplicemente stare lì, come tante volte siamo lì la sera, stanchi, davanti al televisore: vegliare è essere svegli, è un’attesa dinamica! Ed è quello che rappresenta tutta la nostra vita! Perché sappiamo dove noi siamo chiamati ad essere, sappiamo quello che il Signore vuole da noi. E ci dobbiamo credere e lo dobbiamo vivere con tutte le nostre forze, con tutta la nostra anima,, con tutto il nostro cuore! È questa la nostra chiamata, non possiamo lasciarci andare.
Ecco perché si inizia l’Avvento con questa parola: vegliare. Portiamocelo dentro durante tutta la nostra settimana. Nella preghiera serale chiediamoci: io, Signore, questa giornata come l’ho vissuta? Come sto vegliando? Mi rendo conto se ho messo amore nella mia vita o no, se ho vissuto pienamente la mia fede? Ma la cosa bella è che, dopo aver chiesto perdono, posso ripartire il giorno dopo, posso ricominciare. E quindi vi invito a vivere così questa settimana, a vivere così anche tutto l’Avvento.
Questa settimana ci rimane una parola: vegliare. Ed è importante renderci conto che questo è il senso della nostra vita cristiana. Amen