Uomo, dove sei?
Avevamo promesso. Avevamo detto che , all’Immacolata, come vuole la tradizionale a Roma, si fa un presepe e gli alberi di Natale. Avere visto come sono belli? Tutti veri! Io sono contro le cose di plastica.
Questa festa dell’Immacolata inizia con un Vangelo, come avete sentito, in cui un angelo chiamato Gabriele va a incontrare una giovane vergine di nome Maria. E la prima parola che l’angelo dice a Maria è: “Rallegrati!”.
Perché noi siamo radunati qui questa sera? Perché ci incontriamo ogni domenica, qualcuno ogni giorno? Perché cerchiamo di seguire il Signore? Semplicemente perché noi pensiamo che seguire il Signore ci porta la gioia! Se no, tutto questo cammino non lo si farebbe! Se noi siamo cristiani, è perché sappiamo che la felicità è seguire il Signore! E che Dio è venuto sulla terra, si è incarnato a Natale, per spiegarci come essere felici. L’uomo certe volte si perde. Rallegrati è la prima parola che l’angelo dice a Maria. Ed è quello che ciascuno di noi cerca. Voi genitori volete la felicità dei vostri figli. Quando a quelli del primo anno di catechismo 0 chiediamo: “Cosa cercare? Cosa volete per i vostri figli? “, molti rispondono: “La felicità!“; ovviamente, ed è giusto! Ed è questo! Tutto il cammino della nostra vita è verso la felicità!
Ma c’è una domanda. La domanda della prima lettura è una domanda meravigliosa e, nello stesso tempo, terribile. Siamo nel giardino dell’Eden, tutto era bello e felice; Dio passeggiava nel giardino. Ora succede una cosa terribile con il serpente, vi ricordate? Eva cosa fa? Mangia il frutto dell’albero (non è una mela, dite a tutti che non è una mela, che non c’è scritto, non si parla di mele!). Eva mangia il frutto dell’albero. E quindi, cosa succede dopo? Abramo ed Eva si nascondono! Quando sentono che Dio sta arrivando nel giardino, mentre prima erano felici di sentirlo arrivare, questa volta invece si nascondono. E c’è quella terribile domanda di Dio: “Uomo, dove ser?”.
Ed è la domanda che sta facendo anche a noi! Perché, se prendiamo la seconda lettura, di san Paolo, lui ci dice cose dell’altro mondo su quello che noi siamo: “Noi siamo stati scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”. Notate bene questo: essere santi e immacolati va bene, ma nella carità: l’amore prima di tutto! “Predestinandoci a essere figli adottivi mediante Gesù Cristo, eredi di un progetto di amore”: cioè tutta la nostra chiamata, tutta la vocazione, di uomo e di donna, è scritta qua! San Paolo dice che è questo che siano chiamati ad essere. Ed è una cosa bella, perché noi sappiamo che quando viviamo nell’amore, quando lo viviamo realmente, è questo che ci dà tanta felicità. Amare i nostri figli ci dà tanta felicità! Ci dà anche qualche rogna, talvolta, ma ci dà tanta felicità; se no, non staremmo lì a farli.
La nostra vocazione è meravigliosa, ma per noi, qual è il problema? Il peccato originale. Cosa festeggiamo oggi? L’Immacolata concezione. Di chi? Di Maria! Che significa? Non è l’Immacolata concezione di Gesù, ma di Maria! Significa che Maria è stata concepita senza il peccato originale. Che cos’è il peccato originale? È questa macchia che tutti noi abbiamo e che ci portiamo addosso. Sembrerebbe qualcosa di molto lontano: in fondo stiamo parlando di Adamo ed Eva! Ma riflettiamo bene. Noi dovremmo vivere tra di noi tutto quello che ha scritto san Paolo: la vocazione, l’amore, la pace: riusciamo a farlo? Mi pare che in questo momento di guerre ce ne sono tante, da tutto l’anno, e anche quelle guerre di cui non si parla mai, di sofferenze, di dolore, anche all’interno delle nostre famiglie: quante guerre ci sono! Quante! Allora vedete che è a causa del peccato originale la difficoltà a vivere l’amore che abbiamo ricevuto; e la difficoltà a donare questo amore. Infatti non si riesce a tenere per sé il vero amore, si ha bisogno di donato, i figli ne sono proprio l’esempio; perché quando si ama, si dona, non si può tenere tutto per se stessi, questo si chiama egoismo. E noi sappiamo quanto questo egoismo ci tocca. Ne abbiamo parlato domenica e vorrei ricordarlo ancora una volta. Perché quando il Signore ci chiede: “Dove sei, uomo?”, ce lo chiede perché noi tante volte siamo nascosti, ci nascondiamo! Ci nascondiamo e non riusciamo a vedere che Dio passa accanto a noi; e che continua a chiederci: “Dove sei?”. Ma non passa in maniera grandiosa, passa nei piccoli, nei deboli, nei poveri, nei malati, negli abbandonati! Come Annamaria, abbandonata da tutti noi in questo quartiere. È lì il grido: “Dove sei?”, è in quelle persone lì che c’è questo grido. Il nostro peccato originale nel Battesimo è stato lavato per essere immersi in Cristo, ma noi purtroppo ce ne dimentichiamo, lasciandoci così questa tendenza al male. Noi siamo stati immersi nella vita di Cristo, quindi noi dovremmo vivere diversamente; allora l’Immacolata concezione di Maria ci ricorda questo. E il Vangelo di oggi, il sì di Maria, ci ricorda il nostro sì, che ognuno di noi dovrebbe dire ogni giorno. Come nel matrimonio: non è che il sì, si dice solo davanti all’altare: il sì, si ripete ogni giorno, ogni momento, in ogni scelta che faccio: o la faccio con lui o lei, o la faccio per il mio conto e quindi vado sempre più lontano. Allora questo sì di Maria ci ricorda quanti sì noi dobbiamo dire, quanto cammino dobbiamo ancora fare.
Però non ci rattristiamo, perché il Signore ha più fiducia in noi di quanta ne abbiamo di noi stessi. Lui ci chiama alla gioia: rallegriamoci! E questa gioia nessuno ce la può rubare: basta crederci, basta cercare di amare quello che il Signore ci indica. Ci dobbiamo provare. E la comunità, la Chiesa serve a questo, a darci una mano. Perché, se uno cade, l’altro lo raccoglie, lo aiuta. Ed è questo che dobbiamo sentire forte.
Quindi oggi, su questo altare, mettiamo le nostre difficoltà, mettiamo il nostro sì; e nello stesso tempo mettiamo anche la nostra speranza, mettiamo la nostra voglia di vivere la gioia cristiana, che tutti noi abbiamo ricevuto dal Battesimo. Amen