Elemosina, preghiera, digiuno
Eccoci qua, tutti riuniti questa sera, non per sfilare, come abbiamo fatto sabato, ma per qualcos’altro che ci raduna oggi, e cioè per iniziare insieme, cime comunità parrocchiale, la Quaresima.
Abbiamo festeggiato in questi giorni e molti di voi andavano in giro mascherati, per esempio da Spiderman. Ecco, oggi è il giorno in cui togliamo la maschera. In realtà noi non ci mascheriamo solo il sabato di carnevale o il martedì grasso: molto spesso noi ci mascheriamo tutto l’anno! Perché noi dobbiamo fare i bravi bambini, i bravi figli, le brave mogli, i bravi mariti, i bravi lavoratori: dobbiamo dimostrare di essere bravi: vogliamo farci vedere dagli altri, siamo molto attenti al giudizio che gli altri hanno su di noi. E allora di fronte alla società ci mettiamo delle maschere. È così. Tante volte non è per cattiveria, ma perché abbiamo bisogno anche di sentire, per esempio, dai nostri superiori cosa pensano di noi; abbiamo bisogno che la gente possa pensare bene di noi, siamo sempre lì a guardare un po’ cosa possano pensare gli altri.
Ora, la Chiesa, ogni anno, ci propone un tempo particolare, un tempo che si chiama: Quaresima. Perché si chiama così? Si chiama così perché si tratta di quaranta giorni di preparazione alla Pasqua, che è la più grande festa per i cristiani: avremo modo poi di parlarne. La Chiesa ci dà questo tempo. E in greco ci sono due modi di parlare del tempo: kronos, il tempo, ma anche kairos, il tempo favorevole; l’abbiamo sentito definire così anche nelle nostre letture. Noi dobbiamo vivere questo tempo come un tempo favorevole, un tempo che ci permette di togliere la maschera per andare all’essenziale. E Gesù, se avete ascoltato bene il Vangelo, ci dà tre colonne di questa Quaresima.
Elemosina, preghiera e digiuno: di queste tre cose ci parla Gesù. E tutte tre le volte Gesù avverte: non fatevi vedere dagli altri che fate l’elemosina, o che pregate, o che digiunate. Ogni volta Gesù ripete che quella cosa deve essere fatta nel segreto. Cioè per una volta non cercate il giudizio degli altri, ma vivete fortemente tutto questo. E perché ci dà questi tre elementi importanti? Perché sono i tre punti fondamentali del nostro cammino.
Elemosina. Che cos’è l’elemosina? È pensata come in dare la monetina a un povero. Ma noi la vediamo un po’ più largamente: è vivere veramente l’amore. E vivere l’amore significa stare attenti all’altro, ai suoi bisogni; e allora l’elemosina non è solo dare la monetina, perché io posso anche dare una monetina a un povero, ma se non lo guardo negli occhi, è come non aver fatto niente: forse quel povero ha più voglia di un sorriso, di un’attenzione, che buttargli ina monetina. Ma quella attenzione non è solo per un povero che vedete in strada: può essere anche il vicino di casa che ha bisogno. Ne abbiamo parlato in questo mese. C’è tanta solitudine in questo quartiere; ed è proprio riguardo a questo che il progetto solidale di quest’anno: il progetto della nostra comunità sarà rendere il quartiere di Torre spaccata più solidale; inizieremo a lavorare con la rete territoriale per rendere veramente solidale questo quartiere. Per questo conto su ciascuno di voi – siete tanti questa sera – : se ciascuno di noi fa attenzione a vedere in ogni scala della propria casa se c’è qualcuno che ha bisogno, o semplicemente se c’è qualcuno più fragile, che magari oggi sta bene, ma che domani starà male e finirà poi tragicamente, come abbiamo già visto, qui la nostra responsabilità è grande. Quindi l’elemosina non è solo dare una monetina, ma è quell’attenzione che ciascuno di noi può avere semplicemente all’interno della sua scala. Ripeto spesso quella frase di madre Teresa: “L’amore che voi non avete dato, non sarà dato da nessun altro “. Gli altri danno quello che possono, ma quello che tu in quel momento potevi dare e non hai dato, non sarà dato da nessun altro. È finito. Quindi tutto il bene che possiamo fare, anche il poco, quella goccia, basta quella goccia lì per cambiare qualcosa. Questo è il primo punto.
Il secondo punto è la preghiera. Ma quanto preghiamo noi? Anche questo è importante. Attenti però a non pensare che la preghiera sia qualcosa di meccanico che vengo a recitare qui o a casa, così: ci devo mettere il cuore, devo mettere la mia vita. La preghiera significa quel legame con Dio, quella intimità con lui; allora la domanda non è: quante preghiere faccio, quanti Padrenostro e Avemaria, ma quanta intimità ho con lui? Come vivo questo rapporto con lui? Come diciamo sempre: la confessione non è una pattumiera, dove butto le mie cose e finisce lì, no! È ritrovare una relazione d’amore! Perché lui mi ama, e in quel momento mi rendo conto che il peccato non mi ha reso libero, mi ha allontanato; e allora voglio tornare lì, a riprendere quell’amore, perché so che da lui posso nuovamente riceverlo. Ed è questa la relazione importante, ed è questa la preghiera: ritrovare quell’amore che Dio ha per noi, ricercarlo, chiederlo! Perché Gesù ha detto: “Io non sono venuto per i sani, ma per i malati “. E, se noi siamo qui, non è perché siamo tutti dei perfettini. Noi non siamo qui perché siamo perfetti, ma perché siamo malati! Siamo qui perché ci siamo resi conto che abbiamo bisogno di lui. Se qualcuno qui pensa invece che non ha bisogno di Dio, ha sbagliato strada; ha sbagliato luogo: qui vengono le persone che hanno bisogno di lui. Altrimenti sono dei superbi che si mettono al centro e credono di poter fare tutto da soli, e quindi di Gesù non c’è alcun bisogno. Allora è questa la preghiera: è questo legame, questa intimità che abbiamo bisogno di ricostruire con lui. E ritrovare questa intimità significa gustare il suo amore e ritrovarlo! È di questo che abbiamo bisogno.
Terzo punto: il digiuno. Cos’è? È qualcosa che abbiamo vissuto oggi, forse, o lo vivremo stasera. Il mercoledì delle Ceneri e il venerdì santo si fa digiuno. Far digiuno, tranne per i più anziani e per i più piccoli, per tutti gli altri che sono forti significa saltare almeno uno dei pasti principali, quindi o il pranzo o la cena. E perché digiunare? Il digiuno è semplicemente capire che l’essenziale nella nostra vita non è la pagnotta. C’è qualcosa che ci alimenta molto di più: è la Parola di Dio, è la sua presenza. Ci priviamo di qualcosa, mostrando che non è quello l’essenzizle, ma nella nostra vita dobbiamo trovare quello che veramente ci nutre, quello che è veramente importante per noi; quello che dà senso alla nostra vita. Se no, sapete cosa succede? Mangiamo per riempire il vuoto della nostra esistenza e la nostra società diventa sempre più grassa, intenta a riempire questo vuoto; un vuoto che il Signore ha messo nel nostro cuore, perché noi abbiamo bisogno di ritrovare lui! Noi abbiamo sempre bisogno di qualcosa, perché siamo chiamati a a ritornare verso di lui.
Allora capite bene che questi tre passi di cui abbiamo parlato Sono essenziali per il nostro cammino di fede, non solo di Quaresima, ma di fede in generale! Ma la Quaresima è il tempo in cui metto questo più fortemente nella mia vita: perché la preghiera, cioè l’intimità con Dio; l’elemosina, cioè l’amore, l’attenzione; il digiuno, cioè tornare all’essenziale: questo, solo questo mi permette di trovare e vivere questa relazione, questo senso di cui ognuno di noi ha bisogno. Amen