19 marzo 2023  Quarta domenica di Quaresima

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La luce di Cristo apra i nostri occhi

Queste domeniche che ci accompagnano verso la Pasqua ci parlano di diversi segni. L’ultima volta era l’acqua, questa volta è la luce. E sono segni che ritroveremo la notte di Pasqua: proprio la luce e l’acqua sono elementi fondamentali di quella notte di passaggio che è la Pasqua.

Ma restiamo oggi su questa domenica. Vedete che ho cambiato colore dei miei paramenti, non perché avevo voglia di vestirmi di rosa, un colore che non mi piace tanto,  ma ricordate che due volte nell’anno succede così, durante l’Avvento e durante la Quaresima; ci sono due domeniche particolari in cui ci viene detto: guardate che tra poco arriva la festa di  Natale, in Avvento, e che tra poco è la festa di Pasqua,  in Quaresima. Questo è per dirvi: coraggio, la Quaresima sta per finire, cerchiamo di andare avanti con forza!    

Vediamo di capire cosa  il Signore ci dice oggi; e per far questo, abbiamo bisogno, come le altre volte, di voi che fate la rappresentazione. Vedremo un personaggio importante. Gesù,  camminando, è  molto attento a chi c’è e vede una certa persona: chi è questa persona? Il cieco nato.

Un cieco è  una persona che non vede; e se non vede, fa anche fatica a camminare, non riesce a far niente da solo; ha bisogno di un bastone, di qualcosa per capire dove sta andando. Dunque oggi  abbiamo un povero cieco: dico povero, perché è un mendicante. Gesù vede quella persona lì che ha bisogno. E allora vediamo cosa succede: serve de fango, eccolo. Di cosa è  fatto il fango? Di terra e acqua. C’era   la terra, c’era lo sputo, vi ricordate?, perché c’è bisogno di liquido, e Gesù cosa fa? Prende il fango e lo mette sugli occhi del cieco.  Poi  gli dice di andare alla piscina,  una piscina che si chiama Siloe, che significa “inviato”. L’inviato chi è? È  Cristo, il Messia, cioè Gesù stesso. Il cieco va alla piscina,  si lava e ci vede; e torna da Gesù, come i ragazzi vi mostrano.   

Riprendiamo questa storia per cercare di capire cosa sta dicendo a noi.

Primo punto: Gesù sta attento a chi soffre. Qui non è  come in un’altra storia, dove il mendicante grida: “Gesù salvami!”; qui è  Gesù  che vede il mendicante.  Gesù vede, e vede sempre che c’è  qualcosa al di là  del male, al di là  del dolore, della sofferenza, della morte. In tanti incontri che Gesù fa, vede qualcos’altro nella persona. Pensate a Giairo, uno dei capi della sinagoga, la cui figlia dodicenne tutti dicono che è morta, e Gesù dice: “Non è  morta, dorme”, e la risveglia. Pensate a Lazzaro, che tutti piangevano morto e lui lo richiama alla vita; e così,  in tanti incontri che Gesù fa:  vede qualcos’altro nella persona. Pensate a quella prostituta che gli pulisce i piedi:  lui vede l’amore che quella donna dà: Noi quindi non siamo il nostro male, siamo al di là,  siamo qualcosa di più bello,  di più grande del nostro male.  Noi non siamo definiti dal nostro peccato né dai nostri limiti,  noi siamo e abbiamo una dignità maggiore di quelli; e Gesù la vede.

Vedete nella prima lettura la scelta del re Davide. Davide aveva dei fratelli  prima

di lui e il padre cerca di presentare tutti questi fratelli perché sono grandi, sono forti: il padre dice che uno di questi deve diventare re, li presenta tutti. Invece Davide, piccoletto, magrolino, che sta con le bestie, viene chiamato, ed è  lui che diventerà il grande re Davide! E sapete che poi il Messia ne sarà  discendente: Giuseppe infatti era della famiglia di Davide. Quindi vedete che Dio vede al di là di quelle che sono le nostre apparenze. Questo ci deve svegliare perché  noi tante volte giudichiamo gli altri dall’apparenza.  

Secondo punto: Gesù incontra questo mendicante, il suo dolore e gli vuole ridare la vista. Il mendicante  è  cieco dalla nascita e tutti, anche i discepoli si chiedono: “Ma è  lui che ha fatto del male o i suoi genitori l’hanno fatto?”, perché noi dobbiamo sempre trovare una causa. Ma Gesù non si pone questa domanda: Gesù gli vuole donare la vista. E il cieco può essere anche qualcuno di noi,  ogni volta che non ci rendiamo conto di quale sia il cammino.  Un cieco è  uno che non sa dove andare; e quanti sono i cechi della nostra società? Forse sono anche proprio attorno a noi! Quanti sono quelli che non sanno più dove andare, qual sia la retta via, qual è l’obiettivo, dove vogliamo andare! Quante sono le persone perse, oggi, in questo mondo! Dunque questa cecità possiamo averla anche noi, non solo riguardo al nostro cammino,  ma anche se  non vediamo quello che è  il bisogno dell’altro, l’amore che potremmo dare. Tante volte il nostro cuore è cieco. Allora anche noi abbiamo bisogno della luce. 

Vediamo cosa fa Gesù: prende la terra: e questo ci ricorda qualcosa,  ci riporta alla Genesi, all’inizio. Cosa fa Dio? Dalla terra tira su l’uomo: adhamah, Adamo. È  quella stessa terra lì che Gesù prende per questo cieco: è la nuova creazione, è il ripartire,  è il nostro Battesimo. Noi, quando siamo immersi in Cristo, siamo creature nuove! Allora è  questo il cammino che stiamo facendo.

Se noi qui avessimo un catecumeno, cioè  una persona adulta che si sia preparando al

Battesimo,  oggi avremmo fatto uno scrutinio; vale a sire che oggi il catecumeno avrebbe ricevuto il  Credo e il Padre nostro. In questi anni abbiamo avuto chi si preparava a questi passi, perché la Quaresima nasce proprio come preparazione al Battesimo. Adesso è  una preparazione per tutti,  ma all’inizio la Quaresima era appunto una preparazione per i catecumeni, che venivano poi battezzati nella notte di Pasqua. Sono passi importanti che stiamo facendo e anche questo ci ricorda che  il nostro Battesimo è  per noi la nuova creazione, diventando in quel momento figli di Dio,  mentre siamo illuminati dalla prese za di Gesù nella nostra vita.           

Terzo punto importante.  Il cieco non viene guarito subito: viene mandato alla piscina; e dopo ci vede. Il cieco va sulla parola di Gesù,   si fida, va, dà fiducia. E questa è  un’altra cosa importante per noi: se vogliamo vedere realmente,  dobbiamo avere fiducia nella sua parola.

Vedete dunque come questa storia racconta molto della nostra vita,  del nostro bisogno di camminare,  del nostro bisogno di essere salvati da lui, illuminati! Perché tutti noi,  in un modo o in  un altro,  siamo cechi. Tutti noi abbiamo bisogno che Gesù si occupi di noi,  si accorga della nostra presenza, ci apra gli occhi. Ma per far questo c’è bisogno anche della nostra fiducia,  della nostra voglia di i incontrarlo e di seguirlo. Alla fine quel cieco dice: “Credo, Signore!”. All’inizio diceva: “Non so chi è  quell’uomo”. Poi dirà: ”È un profeta”. E alla fine riconosce che quello è il Messia: “Credo, Signore “. Ecco, il nostro cammino di fede è questo.  Anche noi siamo chiamati cosi.

In questo giorno ricordiamo tutti i nostri papà  e anche la responsabilità dei genitori,  dei papà e delle mamme, per accompagnare i genitori dei bambini in questo cammino verso Cristo. È  una messa  proprio per i genitori e in particolare per i papà, perché possano realmente accompagnare i loro figli a questo Cristo che illumina la nostra vita.  Amen

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