Rispondere alla violenza con l’amore
Come ogni anno ci ritroviamo numerosi per iniziare la settimana santa; perché oggi è il primo giorno di questa settimana particolare che è il cuore della vita cristiana, il cuore della liturgia cristiana. Ci ritroviamo a camminare come a Gerusalemme, quando Gesù è entrato nella città, acclamato da tutti come il Messia, come l’atteso, come l’inviato. E poi?
E poi ci siamo ritrovati qui a leggere la sua passione e la sua morte sulla croce.
Incredibile, se ci pensiamo, come il cuore umano possa essere così diviso. Ma è questo! Quello che celebriamo oggi è una fotografia del cuore umano, fatto di gesti grandi e di gesti brutti, fatto di momenti belli e di momenti dolorosi. Noi possiamo fare grandi gesti di generosità e poi essere cattivissimi con una persona, ucciderla con le parole o con gli atti. Siamo nel cuore del mistero umano: una folla che acclama e che, pochi giorni dopo, griderà: “Crocifiggilo!”. E quante volte anche a noi questo accade: tutte le volte che, con il nostro peccato, mettiamo un chiodo nelle mani e nei piedi di Gesù. Quando rifiutiamo il suo amore, quando distruggiamo l’altro; quando lo schiacciamo. Siamo quindi in questo mistero. E iniziammo la settimana riguardando anche il nostro cuore.
Non posso soffermarmi su tutto quello che avviene nella Passione, su tutto quello che abbiamo sentito, perché è così ricca questa Passione. Ma vorrei soffermarmi solo su un punto: quando stanno per arrestare Gesù, un discepolo prende la spada e colpisce il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio; e Gesù risponde: “Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno”.
Non si risponde alla violenza con la violenza. In un continente in cui si vive la guerra attuale: Russia Contro Ucraina; o se pensiamo alle tante guerre che ci sono nel mondo, Gesù ha una risposta molto chiara: non si risponde alla violenza con la violenza. Davanti alla violenza dell’uomo, Gesù risponde con l’amore. Dalla croce non scende. Ed è la sua testimonianza che diventa la testimonianza di generazioni di generazioni di cristiani, che hanno dato la vita e, davanti alla violenza e all’odio, hanno risposto con l‘amore. Generazioni di uomini e di donne, di bambini e anziani, generazioni di martiri che prima di noi e ancora oggi danno la vita cercando di rispondere come Gesù Cristo ha risposto alla cattiveria dell’uomo. E sappiamo quanto può essere grande questa cattiveria.
Purtroppo in ciascuno di noi, nel nostro cuore esiste questa cattiveria. In chi è più forte, in chi lo è meno, ma la vediamo anche nelle separazioni e nei divorzi che ci sono: quanta cattiveria tra un marito e una moglie, una moglie e un marito! Succedono cose terribili, vissute dalle nostre famiglie, vissute tra uomini e donne che prima avevano detto di volersi bene. Vediamo che quanta sofferenza e questo dolore viene portata dalle nostre stesse famiglie.
Di fronte a tutto questo, oggi ci viene messo davanti l’amore di Cristo che, non solo con le parole, ma con gli atti ha sempre dato la vita per gli altri. E noi siamo chiamati a farci imitatori di Cristo. Noi siamo chiamati ad amare, che significa dare la vita per gli altri. Noi, con la nostra debolezza e i nostri limiti siamo chiamati a metterci in cammino dietro la croce. Ciascuno di noi, se è qui riunito oggi, sente dentro di sé la chiamata a essere cristiano.
Ed essere cristiano non significa venire a messa la domenica, dire il rosario, ascoltare radio Maria o guardare tv2000! Essere cristiano, veramente cristiano, quindi non un cristiano borghese, significa semplicemente dare la vita; far sì che l’amore sia attuativo, non a parole, ma negli atti. L’amore non solo a parole: e questo un marito, una moglie lo sa, lo sa benissimo: le parole non bastano; si deve vedere la testimonianza, l’amore deve essere vissuto! Ed è questo l’invito che oggi viene dato dalla liturgia. Questo è l’invito che ci viene dato all’inizio della settimana santa. Questo è quello che mi preme in questa settimana ed è per questo che vogliamo viverlo insieme.
Troveremo sfumature diverse, momenti diversi; ma al centro c’è l’amore di Cristo. Ed è questo che vogliamo vivere intensamente in questa settimana santa. I discepoli sono tutti diversi in questa settimana, avranno reazioni diverse. E noi ci sentiremo più l’uno o più l’altro. Ma siamo chiamati a guardare chi cerca di vivere questo amore: dovremo essere come il Cireneo, che porta la croce con Cristo; dovremo essere come quelle donne che lo accompagnano fino in fondo; dovremo essere come Giovanni, sotto la croce; come Maria, l’Addolorata, che non lo lascia mai. Questi sono i discepoli che dovremo guardare.
Ma forse saremo invece come Pietro: come Pietrolo rinnegheremo, diremo di non conoscerlo, scapperemo davanti a un amore che ci è richiesto. O forse saremo come un altro discepolo, che scappa via, nudo, per paura di essere preso dagli altri. Chissà quali saremo in questa settimana. Ma tutti siamo chiamati, un giorno o l’altro, a seguire questa croce e a vivere questo amore pienamente. È questo che oggi desideriamo dire con la nostra vita, affermare con la nostra presenza, e vivere tutti i giorni della nostra vita nella nostra famiglia, nei nostri luoghi di lavoro e di vita. Amen