11 giugno 2023 santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Benché molti, siamo un unico corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane

Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere”.  Queste sono le prime parole di Mosè  nella prima lettura, che abbiamo sentito.  Ricordati, fai memoria. Se anche n oi vogliamo fare memoria, per prima cosa  dobbiamo ringraziare voi genitori, perché se oggi questi bambini sono qui, come lo erano anni fa, sempre vestiti di bianco, il giorno del loro Battesimo, è  perché quel giorno voi genitori vi siete impegnati ad accompagnare nella fede i vostri figli, voi come primi catechisti. Ed è  quello che avete fatto e che oggi state facendo, quindi a voi un grazie. Un ringraziamento che faremo anche attraverso la celebrazione dell’Eucaristia. Eucarestia, in greco, significa rendere grazie.  Oggi vogliamo rendere grande a questi figli; ma, per il cammino che stanno facendo, anche grazie a voi genitori. È  importante fare memoria di questo cammino, partendo dalla nostra vocazione battesimale.  Da lì  parte tutto.

E il fatto che i bambini siano qui davanti a noi è  importante anche per voi per quello che dice Mosè,  sempre nella prima lettura: a un certo punto di ce: “… per farvi capire che l’uomo non vive soltanto di pane”, l’uomo non vive soltanto di qualcosa di materiale. Ed è  quello che voi, già dal Battesimo, avete scelto per i vostri figli: facendoli cristiani, avete considerato che i vostri figli avevano anche un’anima, che c’era qualcosa nella loro vita di più  profondo:  c’era una ricerca, quella ricerca che abita il nostro cuore. E Gesù è  venuto a rispondere, a dirci che cos’è il nostro cammino. “Io sono la via, la verità e  la vita”. Attraverso la persona di Gesù, noi scopriamo il senso della vita. Ed è proprio a  quello che avete voluto instradare i vostri figli, su questo bel cammino che è il cammino di Cristo.

Oggi succede qualcosa di particolare per loro: per la prima volta ricevono il corpo e il sangue di Cristo. Abbiamo sentito nel Vangelo più volte: “Mangiate e bevere, mangiate e bevete”. Questa insistenza a mangiare e bere, perché? Perché,  lo sappiamo, il nostro modo di vivere la fede, il nostro cristianesimo,  dobbiamo stare attenti che non sia in realtà qualcosa di molto superficiale, cioè  qualcosa di etereo, di spirituale,  che non si concretizza mai nella vita. Invece, essere cristiani significa incarnarsi. Dio si è  incarnato attraverso Gesù Cristo.  Dio entra nelle  nostre vite, si incarna, prende forma, prende carne! E anche in noi, anche la nostra fede deve prendere carne.  Gesù viene nelle vita dei vostri figli oggi, perché  possano incarnare, non solo vivendo la parola, ma la vita. Mangiate e bevete: questo diventa il vostro nutrimento.  Mangiate e bevete. La vita di Cristo nella nostra vita deve diventare come lievito.  Il lievito della pasta non si vece, ma cambia tutto:  la pasta si gonfia, prende forma. Così  deve essere nella vita vostra,  cari bambini.  Quando Gesù entra nella vostra vita,  qualcosa deve cambiare.  Non si può entrare in questa chiesa  e poi uscire nello stesso modo, non è  possibile! Perché tra l’entrata e l’uscita, in mezzo c’è stato Gesù.  E diventate, voi stessi, portatori di Cristo.  Voi diventate come dei tabernacoli viventi. Il tabernacolo è  la riserva eucaristica che abbiamo nella cappellina. Ma, se ci pensiamo bene, ricevendo l’Eucaristia, diventiamo noi portatori di Cristo. Quindi, uscendo, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro quartiere, diventiamo portatori di Cristo, all’esterno: è  una missione meravigliosa; e nello stesso tempo una grande, grande responsabilità: perché noi dobbiamo essere simili a lui.

E lui ci ha insegnato ad amare  donandosi. Ecco, ricevere l’Eucaristia significa ricevere un dono grandissimo, ii dono di sé  che si fa vita, perché risorge.  E noi siamo chiamati a essere così, a donarci per risorgere.

Allora oggi, davanti a questo altare,  vogliamo ringraziare il Signore.  Quant’è bello poter essere chiamati, poter avere questa vocazione!  Quanto siamo fortunati ad avere una vocazione  così bella,  così grande! Com’è bello! E spero, nel momento di intimità  che avrete con lui, oggi, che potrete sentire questa forza grande che il Signore dà a ciascuno di noi.  Con le parole,  con l’Eucaristia,  Gesù ci accompagna sempre, e ci fa essere grandi.  Anzi, lui ha detto, che noi potremo fare cose più  grandi delle sue, se ci facciamo guidare dallo Spirito Santo.  È  possibile: tanti santi ce lo ricordano,  è possibile! Adesso voi siete chiamati a viverlo.

Allora oggi, lo dico ancora, è veramente un rendimento di grazie.  “Poiché vi è  un solo pane,  noi siamo, benché molti, un solo corpo. Tutti infatti partecipiamo all’unico pane”(ICor16). Amen

Benché molti, siamo un unico corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane

Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere”.  Queste sono le prime parole di Mosè  nella prima lettura, che abbiamo sentito.  Ricordati, fai memoria. Se anche n oi vogliamo fare memoria, per prima cosa  dobbiamo ringraziare voi genitori, perché se oggi questi bambini sono qui, come lo erano anni fa, sempre vestiti di bianco, il giorno del loro Battesimo, è  perché quel giorno voi genitori vi siete impegnati ad accompagnare nella fede i vostri figli, voi come primi catechisti. Ed è  quello che avete fatto e che oggi state facendo, quindi a voi un grazie. Un ringraziamento che faremo anche attraverso la celebrazione dell’Eucaristia. Eucarestia, in greco, significa rendere grazie.  Oggi vogliamo rendere grande a questi figli; ma, per il cammino che stanno facendo, anche grazie a voi genitori. È  importante fare memoria di questo cammino, partendo dalla nostra vocazione battesimale.  Da lì  parte tutto.

E il fatto che i bambini siano qui davanti a noi è  importante anche per voi per quello che dice Mosè,  sempre nella prima lettura: a un certo punto di ce: “… per farvi capire che l’uomo non vive soltanto di pane”, l’uomo non vive soltanto di qualcosa di materiale. Ed è  quello che voi, già dal Battesimo, avete scelto per i vostri figli: facendoli cristiani, avete considerato che i vostri figli avevano anche un’anima, che c’era qualcosa nella loro vita di più  profondo:  c’era una ricerca, quella ricerca che abita il nostro cuore. E Gesù è  venuto a rispondere, a dirci che cos’è il nostro cammino. “Io sono la via, la verità e  la vita”. Attraverso la persona di Gesù, noi scopriamo il senso della vita. Ed è proprio a  quello che avete voluto instradare i vostri figli, su questo bel cammino che è il cammino di Cristo.

Oggi succede qualcosa di particolare per loro: per la prima volta ricevono il corpo e il sangue di Cristo. Abbiamo sentito nel Vangelo più volte: “Mangiate e bevere, mangiate e bevete”. Questa insistenza a mangiare e bere, perché? Perché,  lo sappiamo, il nostro modo di vivere la fede, il nostro cristianesimo,  dobbiamo stare attenti che non sia in realtà qualcosa di molto superficiale, cioè  qualcosa di etereo, di spirituale,  che non si concretizza mai nella vita. Invece, essere cristiani significa incarnarsi. Dio si è  incarnato attraverso Gesù Cristo.  Dio entra nelle  nostre vite, si incarna, prende forma, prende carne! E anche in noi, anche la nostra fede deve prendere carne.  Gesù viene nelle vita dei vostri figli oggi, perché  possano incarnare, non solo vivendo la parola, ma la vita. Mangiate e bevete: questo diventa il vostro nutrimento.  Mangiate e bevete. La vita di Cristo nella nostra vita deve diventare come lievito.  Il lievito della pasta non si vece, ma cambia tutto:  la pasta si gonfia, prende forma. Così  deve essere nella vita vostra,  cari bambini.  Quando Gesù entra nella vostra vita,  qualcosa deve cambiare.  Non si può entrare in questa chiesa  e poi uscire nello stesso modo, non è  possibile! Perché tra l’entrata e l’uscita, in mezzo c’è stato Gesù.  E diventate, voi stessi, portatori di Cristo.  Voi diventate come dei tabernacoli viventi. Il tabernacolo è  la riserva eucaristica che abbiamo nella cappellina. Ma, se ci pensiamo bene, ricevendo l’Eucaristia, diventiamo noi portatori di Cristo. Quindi, uscendo, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro quartiere, diventiamo portatori di Cristo, all’esterno: è  una missione meravigliosa; e nello stesso tempo una grande, grande responsabilità: perché noi dobbiamo essere simili a lui.

E lui ci ha insegnato ad amare  donandosi. Ecco, ricevere l’Eucaristia significa ricevere un dono grandissimo, ii dono di sé  che si fa vita, perché risorge.  E noi siamo chiamati a essere così, a donarci per risorgere.

Allora oggi, davanti a questo altare,  vogliamo ringraziare il Signore.  Quant’è bello poter essere chiamati, poter avere questa vocazione!  Quanto siamo fortunati ad avere una vocazione  così bella,  così grande! Com’è bello! E spero, nel momento di intimità  che avrete con lui, oggi, che potrete sentire questa forza grande che il Signore dà a ciascuno di noi.  Con le parole,  con l’Eucaristia,  Gesù ci accompagna sempre, e ci fa essere grandi.  Anzi, lui ha detto, che noi potremo fare cose più  grandi delle sue, se ci facciamo guidare dallo Spirito Santo.  È  possibile: tanti santi ce lo ricordano,  è possibile! Adesso voi siete chiamati a viverlo.

Allora oggi, lo dico ancora, è veramente un rendimento di grazie.  “Poiché vi è  un solo pane,  noi siamo, benché molti, un solo corpo. Tutti infatti partecipiamo all’unico pane”(ICor16). Amen

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