Non abbiate paura
Oggi non abbiamo un principe e una principessa qui davanti. Festeggiamo un cinquantesimo di matrimonio. Sì, cinquant’anni! Non sembra eh? Sono così giovani! Cinquant’anni!
Il Vangelo di oggi ci parla di paura: la paura degli uomini. E chissà cosa avevano in mente Laura e Mario nella festa di ballo di quando si sono incontrati, pensando al futuro. Forse non avevano immaginato di ritrovarsi qui, davanti all’altare, a rinnovare le loro promesse.
Non abbiate paura, è il grido che ci porta questo Vangelo: non aver paura di vivere, non aver paura di amare, non aver paura di incontrare, di dialogare, di vivere con gli altri, di aprire la porta. Non avere paura di giocarsi questa vita fino in fondo.
Oggi il Signore ci invita nuovamente a vivere con pienezza la nostra vita e la nostra vocazione cristiana, la nostra chiamata. Ma che senso ha tutto questo? Le paure , lo sappiamo, le viviamo, tante volte purtroppo guidano le nostre scelte. Noi uomini del ventunesimo secolo ci crediamo liberi e invece siamo schiavi di tante cose; tante volte siamo schiavi di noi stessi e delle nostre paure. Il popolo d’Israele è stato liberato da Dio e noi siamo stati liberati dal peccato. Gesù Cristo è venuto sulla terra a mostrarci cosa significa essere uomini, cosa significa essere figli. Ci ha fatto riscoprire la nostra figliolanza, ci ha fatto riscoprire l’amore che Dio ha per ciascuno di noi. E ce lo ridice oggi il Vangelo, quando ci dice che Dio ci ama così tanto da conoscere quanti capelli abbiamo sul capo! Ed è questo amore che sostiene la nostra vita e dà senso alla nostra vita. Senza quell’amore niente avrebbe senso, perché tutto il resto passa. Ed è quell’amore che è sorgente di tutto quello che noi viviamo! Tutto quello che ci è chiesto di vivere parte dall’amore.
Che bello pensare che la vocazione cristiana è riscoprire che durante tutta la vita siamo amati e siamo chiamati ad amare. Il programma di vita del cristiano è sentire quell’amore e donarlo: questo è il cristianesimo, questa è la vocazione che abbiamo ricevuto nel nostro Battesimo. Il resto ci è stato dato in dono: la Cresima ci ha dato il bagaglio dello Spirito Santo per portare avanti la nostra vita; la Comunione, il corpo di Cristo che riceviamo è il nutrimento di quest’anima che cammina. Il resto è lo scoprire l’amore che ci guida e viverlo.
Certo, sappiamo quanto questo sia difficile. Se chiedo anche a Laura e a Mario se in certi momento sia stato difficile questo matrimonio, non credo che diranno di no. In cinquant’anni ci sono momenti anche difficili, duri, di sofferenza o di incomprensione. Ecco, la vita non è facile, siamo così diversi l’uno dall’altro, che spesso è difficile capirsi. Certe volte è molto difficile amare. Purtroppo per noi seguiamo un uomo che ha detto: “Amare i vostri nemici“. Mi dispiace per voi: ci ha lasciato anche questo. Ma tutto questo, e particolarmente amare il nemico, non è possibile se non scopriamo di essere amati in maniera illimitata da nostro Signore. E se abbiamo l’umiltà di riconoscere le nostre debolezze, le nostre imperfezioni, il sacramento della Confessione non è altro che buttarsi nelle braccia del Padre, un buttarsi nella sua grazia, un buttarsi nel suo struggimento e nel suo amore; un riconoscere la nostra pochezza, la nostra debolezza, le nostre difficoltà.
Vedete, tutto il nostro cammino, il filo rosso della nostra vita ha una sola parola: amore. Certamente, come dicevo prima, non è qualcosa di poetic. L’amore richiede responsabilità, richiede testimonianza. L’amore richiede quasi una prova, perché è qualcosa di concreto, non è qualcosa di evanescente. E allora, rileggere oggi questo Vangelo, ci fa riscoprire quanto siamo amati e quanto è bella la nostra vocazione. Non abbiamo paura. “Lo spirito della verità darà testimonianza di me, dice il Signore, e anche voi date testimonianza”.
Cari amici, la testimonianza più grande che possiamo dare, è quella di amare. È questo che è chiesto a noi, è questo che dobbiamo vivere nelle nostre famiglie, nel nostro quartiere. È questo che cambierà il mondo.
Ed è la grazia di Dio che ha voluto, ha scelto per loro questa data e questo Vangelo. Ma ecco, proprio festeggiare questo cinquantesimo, è anche dare così testimonianza che l’amore può essere vissuto, concretizzato. È un bell’esempio per chi ha un po’ di anni di meno, e per chi ne ha pochissimi; però è bella questa testi testimonianza anche per noi. Vivere un sacramento, lo sapete, significa rendere visibile qualcosa di invisibile. Oggi, questa coppia che è davanti a noi rende visibile l’amore di Dio per il suo popolo. Il matrimonio è questo: rendere visibile il suo amore. Ecco, ringraziando il Signore per questa famiglia, vogliamo anche pregare per le nostre famiglie, soprattutto per le tante difficoltà che ci sono al loro interno, lo sappiamo, per i dolori che vengono dati, le separazioni. E preghiamo per essere testimoni di questo amore. Amen