La testa in cielo e i piedi sulla terra
Tradizionalmente nella seconda domenica di Quaresima si legge sempre questo Vangelo della Trasfigurazione. E potremmo chiederci il perché; voglio dire che in estate c’è la festa della Trasfigurazione e si legge questo Vangelo: perché leggero anche durante questo tempo? D’altronde non sembra collegato a quello che stiamo vivendo. Invece la Chiesa nella sua saggezza ci mette all’inizio della Quaresima questa Trasfigurazione per un motivo molto semplice: perché dobbiamo capire dove stiamo andando. A cosa servono questi quaranta giorni di deserto se non sappiamo dove stiamo andando? Rischiano di perderci nel deserto! Ma, se leggiamo bene questo Vangelo della Trasfigurazione, ci rendiamo conto che questo è un po’ il nostro cammino cristiano.
La prima cosa da notare è che le cose importanti succedono sempre su di un monte, è da lì che il Signore ci vuole parlare. Questo per farci capire che la vita cristiana è una vita in salita. Forse saremmo contenti se la vita fosse pianeggiante, ma non è così; o meglio ancor più se fosse in discesa, ma sappiamo che la discesa dove ci porta. La vita cristiana è in salita semplicemente perché il Signore ci chiede di cercare, nella nostra vita, sempre un di più, dato che noi rischiamo di stare in una sorta di mediocrità, ci accontentiamo delle cose, cercando tutte le giustificazioni per abbassare il livello. Invece nostro Signore crede in noi! E ci chiede di alzare il livello, ci chiede di alzare lo sguardo. Allora la prima cosa è questa: è l’invito a salire sul monte, lì incontrerai il Signore; è alzando lo sguardo che lo incontrerai! Perché lui è sempre lì ad aspettarti, ad invitarti: ti aspetta! Ma tante volte tu non lo vedi: basta alzare lo sguardo e lo incontrerai.
La seconda cosa è questa: Gesù ha chiamato a sé i suoi primi discepoli. E Pietro è così felice, che dice: “Rabbì, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè, una per Elia!”. Che cosa ci dice questo fatto? Intanto che l’incontro con Gesù è sempre una relazione, un innamoramento, è un qualcosa di bello che succede. Vedete, noi non siamo qui, come ho detto tante volte, perché seguiamo delle regole, perché dobbiamo seguire solo la tradizione, perché c’è l’obbligo della messa la domenica. Noi siamo qui perché vogliamo incontrare Gesù, nella sua parola e nell’Eucaristia. La storia cristiana, l’essere cristiano è una relazione! Noi siamo cristiani perché abbiamo incontrato Cristo! Un Cristo vero, un Cristo vivo! Non è una storia, non è un personaggio storico che mi piace e quindi lo seguo; e non è neanche che mi piacciono le sue idee, quindi aderisco a questa dottrina: essere cristiano è vive te una relazione con una persona, una persona viva! Sì, Gesù è morto, ma è anche risorto, ricordiamocelo, altrimenti ci fermavano al sabato santo e portavamo un fioretto davanti alla tomba: non è così! Noi andiamo a Gerusalemme a visitare una tomba vuota, non un sepolcro con un corpo. È un Dio vivo che ci accompagna! Allora è obbligatorio avere con lui una relazione! E, se non cè l’ho, è questo il cammino di conversione! Io lo devo incontrare! E finché non lo incontro, la mia fede è solo una tradizione, un’ abitudine, non una fede viva.
Pietro sperimenta questo è dice: “Bello! Facciamo una capanna” e anzi, subito succede un’altra cosa: sì ode una voce dal cielo che dice: “Questi è il Figlio mio, l’amato. Ascoltatelo!“.
Vi ricordate che questa frase, questa voce l’avevamo già sentita una volta? Era al Battesimo di Gesù: diceva la stessa cosa. E ci ricorda che noi, nel nostro Battesimo, siamo diventati figli del Figlio, siamo anche noi figli; siamo figli adottivi, non per merito, ma per grazia, per amore. Ci ricorda che questa relazione è una relazione filiale. Il Dio in cui crediamo è un Dio padre.
Ma ecco che, vedete, Pietro vorrebbe fermarsi lì. A lui piace questa relazione e vorrebbe restare sempre così. Questa però non è la vita del cristiano: Gesù fa scendere dal monte questi discepoli, li fa tornare nella vita quotidiana. Quello che il Signore ci chiede è di vivere questa relazione, ma di tenere i piedi sulla terra: la testa nel cielo, ma i piedi bene radicati su questa terra. Il mio sguardo è sì rivolto a Dio, ma devo vedere questo Dio anche nei miei fratelli, nei voti che sono attorno a me. Il Signore ci chiede di tornare, con questa relazione nel cuore, ti chiede di tornare nel mondo di tutti i giorni con il senso di figliolanza che hai acquisito nella relazione con lui. Ti chiede di agire qui, oggi, è non in un domani migliore. Ti chiede di costruire qui Il regno dei cieli, perché tu hai sperimentato e hai nel cuore questa relazione meravigliosa.
Allora il cammino di Quaresima ci deve portare anche a questo, ci deve portare a vivere questa relazione con Dio, ma a vivere anche lo amore per i fratelli. Noi lo sappiamo, questo è l’unico comandamento che ci ha lasciato il Signore: amare Dio e il prossimo. E sappiamo amore questo, che è difficile, che invece il nostro orgoglio, il nostro egoismo ci chiude spesso noi stessi, sappiamo che facciamo fatica ad amare Dio i nostri fratelli. Ma questo è il cammino, un cammino, dicevo, in salita. Ma è anche un cammino bello! Noi sappiamo che ci porta alla felicità. La felicità vera, non quella che passa.
E allora chiediamo al Signore di darci la forza di andare verso di lui, di prendere questa salita. La Quaresima ci aiuta perché ci porta a vedere solo l’essenziale.
“Questi è il Figlio mio, l’amato. Ascoltatelo!” Amen