Il cuore è le braccia aperte di una bellissima famiglia
Oggi come tradizione da alcuni anni, desideriamo aprire l’anno pastorale in questa domenica. E’ una delle cose più importanti, credo, della mia missione di parroco: quella di animare, far vivere, creare comunità in questa parrocchia.
Così la parrocchia non sia solo un luogo dove vengo per un’ora a messa o mando i miei figli al catechismo; o dove chiedere un pacco di pasta, ma che la parrocchia sia davvero una famiglia. L’abbiamo detto nella preghiera che diciamo sempre all’inizio della messa la domenica: la nostra parrocchia è un luogo dove si cammina insieme.
Una delle imprese maggiori del parroco è proprio questa: aiutare tutti a capire che anche se ci sono vari percorsi, anche se apparteniamo a vari gruppi, il cammino dietro al Signore è unico.
Nel Vangelo di oggi, a Giovanni, che dice che vuole impedire ad un tale di cacciare i demoni nel nome di Gesù, perché quel tale non fa parte del loro gruppo, Gesù risponde: “Non glielo impedite: chi non è contro di noi, è per noi”. E credo che questa sia una parola forte per ciascuno di noi, per tutti quelli che credono che la salvezza possa passare solo dal loro percorso, dal loro gruppo, dal loro modo di pensare la fede.
Dovete sapere che noi siamo in un cammino sinodale, sia come Chiesa universale, sia come Chiesa di Roma; e quest’anno siamo arrivati alla fase profetica. E sentiamo risuonare il grido di Mosè nella prima lettura: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!”. Proprio lì dove anche noi, tante volte, vogliamo mettere dei paletti alle profezie! Invece il Signore, con questo vangelo, con questa parola, ci ricorda la bellezza della varietà dei cammini, ci ricorda che anche un piccolo bicchiere d’acqua dato con amore è più importante di chi crede di essere nella retta via e si chiude agli altri, di chi chiude il suo cuore. Questo è un elogio, anche nella nostra parrocchia, a quelle persone che, discretamente, fanno un servizio senza farsi vedere dagli altri, con piccoli gesti, anche semplicemente pulendo questa chiesa perché voi, ogni domenica, possiate trovare una chiesa pulita, in ordine. Infatti noi dovremmo preferire bere con umiltà un po’ d’acqua dato con amore perché ne ho bisogno, perché sono in crisi, piuttosto che rischiare il fuoco della Geenna dove si ritrova chi credeva di essere nel giusto, usando mani per prendere, piedi per fuggire, occhi per vedere il male.
All’inizio di questo cammino pastorale siamo chiamati a tornare ad essere semplici, ad essere aperti, ad essere accoglienti, a saper dare il poco che siamo per il bene di questa comunità e di questo territorio. Ci apriamo poco, troppo poco ai bisogni che ci sono anche fuori da questi luoghi. Noi dobbiamo metterci un po’ di noi stessi in questa comunità e in questo territorio. La parrocchia non può camminare da sola, ha bisogno di ognuno di voi.
Sono troppo poche, lo vedremo poi nelle benedizioni degli operatori pastorali, le persone che concretamente si mettono a servizio di questa comunità. Ecco perché abbiamo aperto quest’anno la Banca del tempo. Anche se avete una sola ora da dedicare, venite a proporvi: troveremo qualcosa da fare, la troveremo sempre, non vedo l’ora!
Allora, è bello pensare che questi bambini che cresceranno, che oggi accogliamo nella nostra comunità, possano crescere in una comunità che è una famiglia. Non una comunità che si scorda di loro, ma una comunità che continuerà sempre ad accoglierli secondo i loro sogni, spirituali o materiali. Noi, battezzando questi bambini, li facciamo diventare figli di Dio, ma anche figli di questa comunità.
Li vogliamo accompagnare in questo cammino di scoperta dell’amore di Dio! Perché questo è il nostro obiettivo, far vivere a tutti l’amore di Dio. E per questo lo dobbiamo scoprire sulla nostra pelle. È scoprendolo sulla nostra pelle che potremo annunciare loro questo amore.
Oggi allora invochiamo su questa comunità lo Spirito Santo perché possa accompagnare e far vivere questo amore nel cuore di ognuno di noi e soprattutto nel cuore di questi due bambini. Amen.