20 ottobre 2024  XXIX domenica del tempo ordinario

La sorgente della gioia

Abbiamo sempre detto Che i dodici apostoli ci piacciono, perché sono pieni di difetti come noi, sono proprio molto simili a noi.

Il Vangelo di oggi ci mostra questi due fratelli, Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, che vanno da Gesù a dirgli:  tu devi fare quello che ti chiediamo. Allora lui,  gentilmente, dice: “Che  cosa volete che faccia per voi?”. E la risposta è  stata: “Noi vogliamo stare alla tua destra e alla tua sinistra”.

In un altro Vangelo un altro evangelista racconta che è la madre che va a chiedere questa promozione per i due figli.

Il problema nostro è sempre stato questo: che noi vogliamo essere i primi. Ed è un problema, perché vedete, noi abbiamo un Dio onnipotente, ma quando si è rivelato all’uomo, in particolare con la venuta di Gesù, ci ha fatto capire di essere un Dio servo! È un Dio che rivela la sua grandezza mettendosi al servizio degli altri.

Gesù non nasce in un palazzo, ma nasce in una grotta. Non nasce in mezzo a uomini e donne potenti, ma si ritrova in una famiglia semplice. E non nasce neanche a Gerusalemme, ma a Betlemme; che cos’è  Betlemme? Un villaggio. “Cosa può venire di buono da Betlemme?”, diranno.  Dio si rivela sempre nei piccoli e nei deboli. Le grandi cose vengono fatte dai piccoli. Sceglierà dei profeti che non erano assolutamente adatti, ma sceglie proprio loro.

Il re Davide era    considerato meno di tutti i fratelli. Vi ricordate? Vengono presentati tutti gli altri e alla fine è scelto proprio Davide. Il grande re Davide all’inizio” era considerato  il meno importante di tutti!

È così.

Allora questo è un doppio insegnamento per noi.

Il primo è che, se noi ci giudichiamo male, se pensiamo di non valere niente anche noi, ricordiamoci che agli occhi di Dio, invece, valiamo tanto. Ed è importante, perché ci sono persone che veramente si considerano come nulla e non riescono ad andare avanti nella vita perché hanno questo sentimento negativo su di sé: invece sono amati da Dio e sono amati per quello che sono, ricordiamolo! È  importante  ricordarcelo sempre!

Il secondo insegnamento di questo Vangelo è che, se voglio essere felice nella vita, non devo pensare di dover essere il primo, ma che mi devo mettere al servizio dell’altro.

Quello che mi porta gioia è vivere l’amore e l’amore è  mettersi al servizio dell’ altro.

È l’amore che cambia le cose. Gesù dice: “Tra voi non sia così”, tra noi cristiani non è  il potere sull’altro che conta. Quindi i cristiani hanno una vocazione particolare, hanno una vocazione veramente  particolare in questo mondo!

Siamo un mondo in cui tutti devono schiacciare l’altro. Noi invece siamo chiamati a sostenere l’altro. E sappiamo che non è  nella nostra natura, non è facile: nella natura il più forte uccide il debole. Ma noi non viviamo così.

Veramente la sorgente della nostra gioia è l’amare. E questo lo sappiamo perché ognuno di noi ha fatto qualcosa di bene, ha saputo amare qualcuno; e questo gli ha portato gioia. Noi sappiamo che questo è il senso della nostra vita.

Purtroppo noi facciamo una fatica immensa a non metterci al centro e a mettere l’altro davanti a noi. E allora questa domenica il Signore ci invita ancora a questo, ce lo ridice, ci invita di nuovo a ripartire, a dire sì!

 il senso della mia vita è l’altro, non sono io.

Il senso della mia vita è mettermi al servizio dell’altro, non di me stesso. Devo combattere questo egoismo che c’è  sempre dentro di  noi. Devo veramente sapere aprirmi all’alto perché è questo il cammino della mia vita, non ce n’è un altro.

Allora chiediamo al Signore di darci questa forza per noi; e per sapere educare i nostri figli in questo modo, perché loro guardano a noi, guardano il nostro modo di vivere, di essere. E quindi sapere anche trasmettere agli altri questo grande insegnamento che il Signore ha fatto a noi, un insegnamento essenziale.

Chiediamo allora al Signore di farci sentire prima di tutto il suo amore, perché parte tutto da lui, è da lì nasce anche in noi. Amen

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