22 dicembre 2024  quarta domenica di Avvento

Il bambino ha sussultato di gioia nel suo grembo

Davanti agli occhi abbiamo queste quattro candele accese che ci ricordano che ormai siamo  molto vicini al Natale. E poi questa culla vuota davanti all’altare all’inizio della novena, proprio per ricordarci che ci siamo. Tutto si sta preparando per questo grande evento della nascita del Salvatore.

Nella prima domenica di Avvento abbiamo iniziato questo tempo di preparazione al Natale dicendo che noi dobbiamo vegliare. Ricordate che la parola principale di quella domenica era “vegliare”. E abbiamo detto che vegliare non è un’attesa passiva, ma è essere svegli, è un’attesa attiva.

E avevamo detto, se vi ricordate, che queste quattro settimane sono quattro settimane fa,   che sono un po’ come quando il fidanzato aspetta la fidanzata, sono un po’ come il Cantico dei Cantici, dove c’è tutta una storia di desiderio perché l’attesa dell’amato o dell’amata è qualcosa che già ti fa nascere dentro di te un desiderio. Già sei lì che hai voglia di vederlo, no? E quindi c’è qualcosa che è dentro di te. E avevamo detto che così dovrebbe essere per noi cristiani la voglia di conoscere Dio, la voglia di incontrarlo, di far nascere dentro di noi questo desiderio vivo.

Oggi il Vangelo ci racconta questo. Ci racconta che quella piccola creatura, Giovanni, vicino a Gesù, tutti e due nella pancia, ci racconta che Giovanni sussulta di gioia! Che è quello che #dovrebbe essere la nostra vita, il nostro cuore. Anche noi #dovremmo avere questa voglia, questo desiderio, questa gioia, che sta dentro di noi, di poter incontrare il Signore.

Cerco di ascoltare e sentire il sussulto di gioia che avete. Non è facile sentirlo. Ecco, uno dei nostri drammi è proprio questo: che molti cristiani hanno perso questa gioia interiore, hanno perso questo desiderio, vivono così, trascinandosi.

E questo è molto significativo, perché vuol dire che ogni cosa che facciamo ci pesa. Non lo facciamo per amore, non lo facciamo perché abbiamo questo desiderio, no! Lo facciamo semplicemente perché  lo dobbiamo fare, perché forse nessun altro lo farà, perché forse ci sentiamo obbligati a farlo. Ma non c’è dentro di noi quella passione per Cristo che dovrebbe abitare ciascun cristiano, ognuno di noi che è qui, che viene in assemblea a lodare il suo Signore, a pregarlo, a desiderarlo. Quel Signore che verrà in te; che non è che sia nato duemila anni fa e adesso non c’è: non è che stiamo aspettando il Messia, il Messia è già venuto!

Ma il ciclo liturgico ci fa ridire, ci fa capire, ci fa aspettare la nascita di Gesù, ci ricorda, l’abbiamo visto durante tutto l’Avvento, quello che sarà, dopo il suo ritorno, l’incontro faccia a faccia con lui un giorno, perché ognuno di noi sarà chiamato un giorno a incontrarlo. E come avremo vissuto questa nostra vita? Con quale desiderio lo incontreremo? Che cosa palpita nel nostro cuore? Cosa ci fa palpitare questo cuore, questo desiderio? Ce l’abbiamo o non ce l’abbiamo questa voglia di incontrare il Cristo, ce l’abbiamo o non ce l’abbiamo? Cosa fa di noi che siamo cristiani? Semplicemente il fatto che siamo stati battezzati nell’infanzia, che ci hanno #detto che dovevamo venire a Messa e allora, per obbedienza, siamo sempre venuti. O perché abbiamo i figli al catechismo, e allora #dobbiamo venire..
O c’è qualcos’altro, c’è qualcos’altro che ci spinge a venire domenica qui, quando potevamo fare tante altre cose? Cosa questo altare, questa parola, dice alla mia vita? Cosa significa per me ricevere Cristo e uscire da questa chiesa con Cristo dentro di me? Non un Cristo morto, un Cristo risolto, un Cristo vivo, un Cristo che dovrebbe far sì che io non posso più stare a distanza, senza sporcarmi le mani, perché lo faccio per amore per lui. Cos’è che dentro di me fa battere questo mio cuore? Perché se no, sono solo qui, come uno spettatore, non partecipo al vivo della liturgia. Lo seguo, la guardo, proprio come in un teatro. Questo non è la liturgia, questo non è celebrare insieme ai miei fratelli, è questo che invece 10# dobbiamo (10) riscoprire, è questo che deve aiutare il nostro cuore, quel desiderio di lui che ci farà tornare qui a mezzanotte per celebrare insieme la sua nascita, che ci accompagnerà lungo quest’anno; un Dio che si incarna, che entra nella mia storia, non la storia in generale, ma la mia storia, la mia vita. Lì verrà il Signore e cosa troverà? Cosa troverà? Un cuore aperto alla sua presenza o un cuore gonfio d’orgoglio che non lo vuole incontrare? Cosa troverà il Signore? Ecco, il tempo di Avvento per preparare il nostro cuore ad accoglierlo: abbiamo ancora due giorni, la culla della nostra vita sarà libera per Cristo la notte di Natale? O invece non ci sarà posto nella mia vita? Amen.

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