25 dicembre 2024 Natale de Signore messa della notte

Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine.”
Queste sono le parole che abbiamo letto nella prima lettura, quella del libro del profeta Isaia; e questa è  l’immagine  che abbiamo proprio davanti a noi:  questo bambino. Il Principe della pace è nato in mezzo alle tenebre, in mezzo alla notte, in mezzo alle nostre tenebre, in mezzo alle nostre notti. E sappiamo quanto ancora oggi questa  terra piange, questi popoli piangono. Ancora oggi quella terra, “beata” perché ha ricevuto il Principe della pace, oggi sta nella  sofferenza e nel dolore.

La festa del Natale ci sprona, ci impegna a spezzare l’arco terribile della guerra, perché c’è una grande gioia dentro il nostro cuore: una grande gioia che ci è stata annunciata,  che abbiamo sentito questa sera. Siamo usciti dal confort delle nostre case illuminate, decorate, con i nostri amici davanti alle nostre tavole.

 Siamo venuti nel freddo della notte per ritrovarci qui in questa chiesa, per sentire un annuncio di gioia. Un annuncio che ha cambiato la nostra vita, se siamo qui. Nessuno è venuto a cercarci: se siamo qui è  perché lo desideravamo. Siamo qui perché quell’annuncio, in un certo modo, ha cambiato la nostra vita, ha dato senso alla nostra vita.  Quell’annuncio di gioia, di pace, d’amore, questo Dio che si incarna e si fa piccolo,  si fa bambino, ha cambiato qualcosa nella nostra vita; ed è questo che gli angeli ci chiedono questa sera di annunciare. È  questo che noi oggi siamo chiamati a vivere ed è questo che, uscendo da questa chiesa, noi porteremo, quella pace che Cristo ci ha donato: “Beati gli operatori di pace”! È  il Discorso della montagna quello che il Signore ha fatto ai Suoi discepoli; quello che fa a ciascuno di noi: ”Bati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”: non è quello che desideriamo? No è quello che abbiamo ricevuto nel Battesimo? Non è quello che caratterizza noi cristiani, figli di Dio? È  per questo che siamo operatori di pace,  perché portiamo il Principe della pace. Perché quando facciamo la comunione, all’unico altare, all’unico Padre, questo lo portiamo in questo mondo: quella pace che noi abbiamo ricevuto e che noi dobbiamo costruire insieme a Lui.
Lui ci usa; chiede di poterci usare. E c’è un’altra beatitudine che dovremmo sentire e ricordare sempre che è la prima: “Beati i poveri in spirito” finché noi con il nostro orgoglio e la nostra superbia non riusciremo ad accettare quel Dio piccolo debole che si fa presente in questo mondo e che bussa alla tua porta, che chiede di entrare nella tua vita, finché non ci facciamo prendere da questo Dio; finché non lo accogliamo nella nostra vita: finché non gli lasciamo prendere le redini nella nostra vita.  Tutto ci sembra tutto difficile finché  non lo lasciamo guidare questa nostra vita. Vogliamo sempre mettere noi al centro, vogliamo essere noi a guidare, perché noi, e solo noi, vogliamo  poter prendere in mano questo mondo. Ma la Genesi ci ricorda che questo mondo doveva essere un giardino, un luogo dove tutti erano fratelli; dove l’amore era al centro, dove noi eravamo custodi di questa cosa meravigliosa, di questo dono che Dio aveva fatto a noi. Il Signore continuamente nella nostra vita ci fa doni immensi di grazia. I sacramenti sono la Sua presenza e noi siamo ricchi, ricchi della sua grazia e della sua misericordia. E

cosa ne facciamo, cosa aspettiamo, con questa bellezza, con questa gioia di ricevere ogni giorno questo bene che il Signore vuole per noi? Cosa facciamo con la nostra vita, questo dono grande che ci ha dato? Il Signore ci ci chiede di essere quegli operatori di bene, di bello, di vero che è in noi; e noi ne siamo portatori! Voi non uscirete da qui come siete entrati, voi uscirete con Cristo! Siete i portatori di Cristo.


Nell’ultimo messaggio che papa Francesco ha scritto nella giornata dei poveri, ci dice:
“La speranza cristiana che si è compiuta in Gesù e si realizza nel suo Regno, ha bisogno di noi nel nostro impegno di una fede operosa della carità di cristiani che non si girano dall’altra parte. Siamo noi che possiamo e dobbiamo accendere luci di pace e di giustizia, di carità, mentre si addensano le ombre di un mondo chiuso, siamo noi che la sua grazia fa brillare”.
Noi brilliamo della sua luce! Ma per questo la dobbiamo accogliere, per questo ci dobbiamo rendere conto che non siamo noi salvatori: è lui che è venuto a salvare. Ma noi siamo pieni della sua luce. Siamo quella incarnazione di cui questo mondo ha bisogno. Con il Natale di Gesù tutto si è fatto più vicino:
Dio viene verso di noi e noi andiamo verso di lui seguendo i Re Magi,  cercatori guidati dalla stella che porta a Betlemme: a questa terra, oggi martire, che dona il pane vivo e annuncia la pace. Regaliamo allora ai nostri cuori la luce del Natale per testimoniare, in questo anno giubilare, anche di fronte al buio della notte, al buio della guerra, al buio di questo mondo, la speranza cristiana che mai mai delude!
Rimaniamo allora un attimo in preghiera proprio per implorare la pace, perché questo mondo ha bisogno di Cristo.

Ascolteremo adesso un canto, che ci offrono Samer e la sua famiglia. Come molti di noi sanno, essi sono venuti dalla Siria, e ormai sono quasi otto anni che fanno parte di questa comunità, che li ha adottati: da loro ascolteremo un canto per la pace.

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