Dammi un cuore che ama (sant’Agostino)
Vi ricordate che ci siamo lasciati la domenica scorsa con le beatitudini? Beate voi poveri, beati voi che ora avete fame, beati voi che ora… E avevamo detto che nella vita cristiana, nel nostro cammino, questo doveva essere la base di tutto.
Che tutto iniziava nella nostra vita da quel passo. Se io sono pieno di me stesso, non c’è spazio per Dio nella mia vita. Se io sono orgoglioso a tal punto che metto la mia persona al centro di tutto, Dio non ha spazio, io non ne ho bisogno.
Quindi avevamo detto che la povertà di spirito, di non sentirsi al centro, era necessaria per un inizio di conversione. E avevamo detto che il Signore stesso aveva dato l’esempio e tutta la storia della salvezza è fatta di uomini piccoli che sono diventati grandi.
Perché riprendo questo della domenica scorsa? Perché oggi quello che ci viene detto dal Signore non può essere capito senza aver riascoltato questa prima pagina della settimana scorsa. Quel fatto di dover essere umili e poveri. Perché il Signore oggi ci chiede delle cose immense per noi. Ci dice di amare, ci dice di fare il bene, ci dice di pregare. Amate, fate il bene, pregate, dare: sono utti imperativi che vengono da amare.
E finché leggiamo così ci può andare pure bene. Ma non ci sta dicendo di dover amare quelli che ci amano, ma aggiunge di amare i nemici, di benedire quelli che ci maledicono, di fare del bene a chi ci odia; e questo diventa già un po’ più difficile!
E’ umanamente possibile amare il nemico? E’ umanamente possibile benedire qualcuno che ci maledice? Sappiamo che umanamente è molto difficile. Perché? Perché al centro stesso della nostra vita c’è ĺ’orgoglio; perché, se io vengo attaccato, devo rispondere: il mio orgoglio non mi permette di accettare! Voi capite bene che, se non riusciamo a vivere la prima parte, non possiamo accettare la seconda. Mi riferivo a quello che ho detto domenica scorsa, c’era un problema. Perché se io vengo attaccato, allora devo rispondere. Perché orgogliosamente non posso accettarlo. Quindi capite che se noi non viviamo la prima parte, non riusciremo a vivere la seconda.
Al centro di questo Vangelo c’è questa regola: “Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”. Non è una novità questa, c’è anche nell’Antico Testamento, però è al contrario: “Quello che non volete che gli altri facciano a voi, non fatelo.
Qui Gesù la pensa in positivo: “ Quello che aspettate che gli altri facciano a voi, fatelo a loro”. Ma da dove nasce tutto questo? Se noi ci diciamo cristiani, se noi vogliamo seguire Gesù, Gesù ci ha insegnato, ce l’ha detto, ce l’ha mostrato, l’ha vissuto quest’amore.
Noi diciamo sempre che, se abbiamo un crocifisso nelle chiese, è proprio per questo motivo: Gesù ci ha detto: volete amare? Amare significa dare la vita, dare fino in fondo la propria vita. Se io voglio seguire Cristo, devo essere pronto a questo, a dare la vita. E quando io, fra poco, arriverò qua per ricevere la comunione, vi chiedo: che cos’è la comunione? Cosa celebriamo nella Eucaristia? Quando il prete dice: “Fate questo in memoria di me”, ripetendo le parole di Gesù, cosa significa? Semplicemente prendere il pane e dividerlo? Non era per ricordarci che stava dando la sua vita? Vivere l’Eucaristia, ricevere l’Eucaristia, non significa tutto questo? Cioè che anch’io sono pronto a dare la vita per il bene, per amare? Perché questo è il senso di tutto.
Infatti la mia felicità non la trovo da un’altra parte. Perché l’uomo è fatto per amare. E l’amore è per essere felici.
E se io non amo, non sono felice. Se non sono felice, la mia vita non ha più senso. Allora io quando mi avvicino qui, quando ricevo la comunione, io sto andando via con Cristo in me.
Io sto andando lì con Cristo che ha dato la vita per me. Cristo che vive in me non può non amare attraverso dime; e ha bisogno di me. Io sono chiamato ad amare perché Cristo è in me. È intensa la nostra chiamata, ma non è solo nostra e cioè noi abbiamo accolto Cristo nella nostra vita, una nuova vita. Più saremo vicini a lui, più saremo poveri di spirito per essere riempiti da lui, più potremo vivere quello che ci è chiesto.
Più saremo amore per gli altri, più capiremo la vita, il mondo, più saremo felici; perché più amiamo, più siamo felici. “Una misura buona, pigiata, colma, traboccante ci sarà versata nel grembo perché con la misura, con la quale misurate sarete misurati anche voi”. Questa misura buona, pigiata, colma, traboccante ci sarà versata nel grembo, tra poco l’avremo: è l’Eucarestia! È la presenza di Cristo nella nostra vita, anche fisicamente! E noi non possiamo uscire da questa chiesa senza questo, senza la consapevolezza che stiamo portando Cristo al mondo, senza la consapevolezza che Cristo è in me, e con me, non mi lascia. Noi dobbiamo avere la consapevolezza che lo facciamo perché è lui che lo fa, perché è lui che lo desidera, perché è lui che vive con noi.
È meraviglioso pensare che non lo devo fare con le mie forze ma con le sue: ecco il mio cammino da cristiano, far entrare sempre di più Cristo nella mia vita, sembra avere più consapevolezza di questa sua presenza, di quest’amore che lui vuole donare o vuole fare per me, questa è la cosa bella del cristianesimo.
Cristo vuole me per fare del bene, per amare. Non è una vocazione meravigliosa la nostra? Non è meraviglioso tutto questo?
Io sono chiamato ad amare. E solo questo mi dà gioia. Solo questo è il segreto della mia vita, è il suo senso. Allora, chiediamo al Signore di poter accoglierlo, di lasciare spazio a lui.
Tra poco la Quaresma ci aiuterà in questo, a lottare contro noi stessi, a lasciare spazio a lui. Ma già adesso il Signore ci chiama. E quando verremo a fare la comunione, rimaniamo un momento in silenzio e preghiamo con la Sua presenza.
Diciamo, Signore, prendi la mia vita. Prendila, perché solo con te la mia vita ha senso. Amen.
Concludo con una preghiera di Sant’Agostino “Dammi un cuore che ama , e capirà ciò che dico. Dammi un cuore anelante, un cuore affamato , che si sente peregrino e assetato in questo deserto che è la vita, un cuore che sospiri la fonte della patria eterne, ed egli capirà ciò che dico”.