Oggi è un giorno particolare per noi cristiani, il giorno dell’inizio del cammino che ci porterà alla Pasqua, la festa più grande e importante per noi cristiani. Noi celebreremo, alla fine di questo cammino, la morte e la Risurrezione del Signore. E per arrivare a questo grande momento che ci vedrà, radunati alla veglia di Pasqua, dobbiamo preparare il nostro cuore.
Infatti questo è un momento favorevole:
l’abbiamo sentito nella prima e nella seconda lettura: è “un momento favorevole”.
Tante volte, quando diciamo di doverci preparare, e quindi dobbiamo riconoscere le nostre colpe, questa è una cosa che preferiremmo rimandare, perché è sempre difficile tornare sui nostri passi, è sempre difficile scoprire il male che c’è nel nostro cuore; è sempre difficile accettare di non essere perfetti. Ma questo è il momento favorevole.
La Chiesa ci propone questi giorni di cammino nel deserto. il deserto non è solo un luogo dove c’è la sabbia, è soprattutto un luogo dove ci ritroviamo soli, soli con noi stessi, soli per riflettere. E quello che Gesù ha scelto: è quello che vedremo domenica in questo momento di deserto che vivrà il Signore. È il momento che hanno vissuto gli Ebrei verso la Terra promessa; è un momento in cui riflettiamo e apriamo il nostro cuore alla presenza del Signore.
Ma questo che cosa significa? Oggi l’abbiamo sentito nel Vangelo, che è lo stesso Vangelo che ogni mercoledì delle Ceneri noi siamo chiamati ad ascoltare, per scoprire e riflettere insieme: sono i tre pilastri che sono dati a ognuno di noi per camminare, per riflettere.
Questi tre pilastri li abbiamo sentiti: i tre pilastri sono quelli della elemosina, del digiuno e della penitenza.
Cerchiamo di capire che cosa significano realmente. Anzitutto il Signore ci dice di non viverlo davanti a tutti, cercando di far vedere agli altri: digiuno, penitenza e preghiera, , ma di vivere tutto questo nell’intimità.
Questa è una prima cosa importante per ciascuno di noi. Noi non facciamo qualcosa per farci vedere dagli altri, ma se lo facciamo realmente, lo facciamo perché ne ha bisogno il nostro cuore. Non è come un vestito che vogliamo mettere.
Ieri ci siamo messi delle maschere: era il carnevale e ci siamo mascherati. Ma sappiamo che il carnevale per noi non è solo il martedì di grasso, purtroppo la maschera la mettiamo tutti i giorni: la mettiamo tutti i giorni a lavoro, la mettiamo tutti i giorni con i nostri vicini, la mettiamo certe volte anche nella nostra famiglia! Spesso cerchiamo di dare un’immagine di noi che non è esattamente la nostra. Ma perché viviamo in questa società, cerchiamo di mostrare un volto migliore, un volto che è quello che si aspettano gli altri da noi. Ecco, noi invece oggi dobbiamo togliere la maschera.
Oggi e nei prossimi giorni, siamo chiamati a togliere questa maschera per essere veri. E sappiamo quanto è difficile togliere questa maschera! Sappiamo quanto è difficile aprire il cuore.
Sappiamo quanto è difficile metterci a nudo davanti al nostro Signore. Dicevo quindi che ci sono tre pilastri nella Quaresima, che siamo chiamati a vivere nell’intimità, cioè nella relazione con il Signore. Oggi è un giorno particolare.
Oggi è giorno di digiuno, lo sapete. È mercoledì delle Ceneri. Come il giorno del venerdì santo, questi due sono giorni in cui ci è chiesto di rinunciare a un pasto.
Ma perché dovremmo fare questo? Perché dovremmo digiunare? Perché dovremmo pregare? Perché fare l’elemosina? Ecco, la prima cosa importante da capire è che nella vita del cristiano non dovremmo avere una visione moralistica, cioè: io faccio una cosa e guadagno il paradiso. Sarebbe sbagliato pensare che noi stiamo facendo qualcosa per guadagnare qualcosa d’altro: cioè un modo che abbiamo sempre di pensare, tale per cui io faccio qualcosa per avere una ricompensa! Sappiamo che noi siamo già salvati e lo stiamo al di là di quello che potevamo fare, al di là di quello che possiamo fare. Siamo salvati dal Signore, al di là dei nostri meriti.
Lo siamo gratuitamente, non perché siamo stati bravi. Infatti
Non è perché siamo bravi, ma perché siamo amati! Questa è la prima cosa che dovremmo capire. Quindi noi, tutto quello che vivremo in Quaresima, non è per qualcosa che dobbiamo guadagnarci, perché l’abbiamo già dato e guadagnato.
Il Signore ce l’ha guadagnato per noi sulla croce! E questo sia ben chiaro; e quello che faremo non è per questo motivo, ma per qualcosa di più grande, di molto più profondo.
Il digiuno, vedete, ci fa capire la mancanza. In questo caso è una mancanza di cibo. Noi, se saltiamo un pranzo o una cena, abbiamo fame. Ma nella nostra vita di fame ne abbiamo tanta. Si tratta di una fame diversa: abbiamo fame di affetto.
E abbiamo fame di gloria. Abbiamo fame di soldi. Di fame ne troviamo tanta nella nostra vita, tanta.
E che cosa ci dice il mondo? Il mondo ci dice: hai fame? Subito ti do qualcosa. Non devi avere fame. Subito ti do qualcosa per riempire questo buco, questa necessità che hai dentro.
E allora non ci riempiamo. E certe volte ci riempiamo troppo. Tutti noi ormai corriamo ogni giorno su un tapis roulant. Andiamo fuori a fare palestra perché dobbiamo dimagrire! Perché mangiamo troppo. Perché noi ci riempiamo di troppe cose.
E questo è una cosa interessante. Perché la nostra società è così. Perché di vuoti dentro ne abbiamo tanti.
E abbiamo paura di affrontarli. E allora li riempiamo. Perché vogliamo evitare di riflettere su queste mancanze.
Quanti ne ho visti di ragazzi che continuamente hanno qualcuno nella loro vita. Non possono stare senza un ragazzo o una ragazza.
Non c’è vero sentimento, ma è semplicemente quest’affetto che devo avere, questo vuoto che devo riempire, sempre
riempire, riempire e ri-riempire .
Ma dov’è l’amore in tutto questo? E così dovremmo vedere tante, tante altre cose. Invece la mancanza esiste nella nostra vita. E ci sarà sempre tanta mancanza nella nostra vita.
Ed è normale, ed è giusto. E ci deve essere. Anche quando perdiamo qualcuno.
Lo dicevo prima in uno dei funerali che abbiamo avuto oggi. La mancanza c’è nella nostra vita: quando viene meno una persona, c’è
una mancanza. Ed è giusto che sia così. Ed è giusto.
Ma non la possiamo colmare perché quella persona non c’è più. Cosa dobbiamo fare? Affrontar e accettare la mancanza. La mancanza c’è e la dobbiamo accettare.
Ecco a cosa serve il digiuno. A dire: io posso andare avanti anche oltre. La mancanza fa parte della nostra vita, l’ abbiamo vista; l’abbiamo vista, ed è tanta; e di mancanze ce ne sono tante. Ce ne saranno ancora!. Dobbiamo affrontarle e accettarle. Non dobbiamo cercare di eliminarle. Mettendo dentro qualsiasi cosa che passa. Perché non è questo che ci porterà realmente sul cammino della bellezza, della bontà, della giustizia, della verità e della libertà che noi cerchiamo. Diventiamo schiavi di quel buco. Schiavi di quella mancanza; e allora mentiamo e non va bene.
Vedete, il digiuno ci serve a capire questo: ad affrontare la mancanza. Non a dover riempire.
Scegliamo liberamente di fare il digiuno. Perché il Signore liberamente è salito sulla croce.
Anche noi liberamente accettiamo. Perché se non c’è questa libertà. Se non c’è questa libertà, noi siamo lì. Un po’ come una malattia. Una malattia c’è, non la possiamo negarla quando siamo malati, Una malattia c’è.
Ma: o l’accetto e la vivo in confronto con lei. O non l’accetto; e vivrò sempre in difficoltà quel momento.
Vedete: il cristianesimo non evita Il dolore, non elimina la sofferenza .
C’è. C’è. Il Signore è passato per la passione. C’è. Però non possiamo rinchiuderci in quel dolore, perché, se no, non viviamo più: siamo schiavi di quel dolore. Il digiuno fa capire questo.
L’elemosina, vedete, l’elemosina non è un semplice “Io metto una monetina ed è finito”. Sarebbe facile, io metto una monetina e sono un bravo ragazzo.
Sono un bravo cristiano, e mi sono guadagnato il paradiso.
L’elemosina è il segno che io ho visto il bisogno dell’altro, che io mi sono reso conto del bisogno dell’altro. Che io ho visto che tu esisti.
E che io ti voglio bene. voglio il tuo bene e ti voglio aiutare; e non ti do il superfluo.
È facile dare il superfluo.
Io ti do una parte di quello che ho, te ne ti voglio dare una parte.
L’elemosina è questa.
E aprirci e andare oltre il nostro ego. E non rinchiuderci nella nostra vita.
Allora il cammino di Quaresima ci chiede di uscire da noi stessi.
L’elemosina è questa. Uscire da noi stessi. Mi chiede di mettersi al livello dell’altro.
Perché quando guardo l’altro, non posso guardarlo dall’alto, lo devo guardare allo stesso livello suo.
Mi devo abbassare. L’elemosina è questo. Capite che vale per ogni cosa.
Che ci è chiesta. C’è un mondo dietro. È proprio come quando io do una carezza a una persona non è solo la carezza, è un gesto facile ma dietro c’è tutto quello che è di affetto, di voler bene, di poter dire:
io sono con te, sono accanto a te.
Ecco, quello ci chiede questa sera il Vangelo, ha qualcosa dietro. Molto più profondo del semplice gesto.
Infine la preghiera. Che cos’è la preghiera? È vivere. L’infinità tra me e il Signore, è un dialogo, è un ascolto.
Perché non c’è dialogo, se non ascolto l’altro. Ora cosa è spesso la nostra preghiera? È riempire questa nostra relazione di tante parole. Tutte le Ave Marie e i Padre Nostro che posso mettere, li metto, sono i silenzi che devo riempire. Perché? Perché ho paura del silenzio!
Invece nel silenzio io posso sentire la voce di Dio.
Dobbiamo stare attenti. Perché alla fine è un monologo, ma non del Signore. È un monologo mio!
Perché non mi fermo mai ad ascoltare il Signore.
Allora vedete che ci hai chiesto in questo cammino di Quaresima è molto profondo, molto grande. Non è semplice compiere azioni che faccio per guadagnarmi qualcosa.
È andare molto più in profondità. Per arrivare a quella intmità con il Signore che tutti desideriamo. La conversione del cuore! Girare il cuore verso il Signore. Il volto del nostro cuore verso il volto del Signore.
Viviamo allora e iniziamo questo momento favorevole con questo primo gesto che vivremo tra poco. Quando riceveremo la cenere sulla nostra testa, ricordandoci che noi siamo terra, siamo Humus, e che il nostro cammino ci chiede di tornare a questo, di ricordarci che siamo ben poco perché il nostro orgoglio, che viene dal peccato originale. Il nostro orgoglio. Ci fa credere che noi possiamo fare tutto da soli, che non abbiamo bisogno di nessuno e soprattutto non abbiamo bisogno di niente.
La Quaresima, questo cammino di umiltà che ci che ci fa tornare all’ humus, questo segno che riceveremo delle ceneri ci ricorda invece che siamo ben poco, perché abbiamo bisogno di tutto.
E perché solo quando avremmo capito che abbiamo bisogno di Lui, Lui potrà agire.
Perché in quel momento apriremo la vita alla Sua presenza.
Finché invece pensiamo di poter fare tutto, e che siamo duri e bravi:
noi non gli lasciamo spazio perché il nostro ego viene prima, riempie tutto: “Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore”. Amen.