Omelia veglia di Pasqua

Mi dimenticavo sempre quale sarebbe dovuto essere l’alleluia che avrei dovuto intonare,  ed è per questo che venivano a cantarmelo all’orecchio….
Dopo tutto questo tempo, in cui non abbiamo potuto cantarlo,  eccolo che è esploso, in quel momento. Ma prima di questo  canto e all’inizio della veglia, siamo entrati in questa chiesa, tutta buia, completamente buia.

E’ poi è bastata una fiammella per cambiare tutto. E’ incredibile come con poca luce le cose cambino, vedi qualcosa. Ecco, noi nel nostro cammino di fede ci rendiamo conto che Gesù fa così, con noi.

E l’abbiamo vissuto fortemente in questi giorni santi. Guardando Gesù, guardando la sua luce, viene illuminato quello che siamo, la nostra verità. Certamente quando c’è luce e quanto più c’è luce, più vediamo anche i nostri difetti , i nostri errori, il nostro peccato, la nostra lentezza a seguirlo, a capirlo. Cristo illumina la nostra vita. Cristo è luce.

Infatti con la Resurrezione, l’abbiamo visto, abbiamo illuminato tutto. Non vedevo quasi nessuno di voi durante tutto il momento delle letture. Poi eccovi qua, padri, madri, figli, nonni, tutti presenti questa sera, qua.

Gesù illumina la nostra vita. Illumina il senso della vita, dà senso.

 Non  dobbiamo perdere quella fiammella, non la dobbiamo soffocare. Vedete, il fuoco senza ossigeno muore. Tante volte lo facciamo di proposito : per spegnere il cero pasquale, per esempio questa sera, quando andrete via , avremo qualcosa che si mette sopra e che toglie l’ossigeno e quindi lo spegne.

Ecco, noi dobbiamo stare attenti che, quella fiammella che è nel nostro cuore, quella fede che il Signore ha messo nel nostro cuore, quella fede che abbiamo ricevuto nel battesimo, quella fede nella Resurrezione di Cristo, non si spenga lungo il cammino, perché noi di quella luce  abbiamo bisogno sui nostri passi. È questo  rappresenta la grande speranza che abbiamo nel cuore.

Sapete che il Giubileo di quest’anno ha come titolo “Pellegrini di Speranza”. Noi popolo cristiano, non siamo un popolo fermo, ma in cammino, pellegrini su questa terra. Siamo pellegrini verso il cielo, siamo pellegrini perché dobbiamo raccontare.

I nostri passi sono quelli del messaggero della buona notizia, vi ricordate a Natale? Noi dobbiamo portare questa buona notizia, una buona notizia che abbiamo vissuto in questi giorni. Gesù, Dio, che si fa piccolo, umile, che si abbassa, che muore per noi, che ama sino alla fine, che dona la vita. E ci siamo detti in questi giorni che di quell’amore noi viviamo, che questo è la sorgente della nostra felicità.

È questo che noi desideriamo tanto e ci rendiamo conto che quell’amore più lo diamo, più siamo felici. E abbiamo potuto sentire invece in questa giornata il vuoto. Se qualcuno entrava oggi in questa chiesa era così triste, così vuota.

Il vuoto è quello che tanta gente vive fuori, tanta gente che non conosce Dio, tanta gente che non segue Gesù, non segue la Sua parola, non se ne alimenta, non ne viene illuminata. Ma quella luce la dobbiamo portare anche noi. E questa è la bellezza della nostra vocazione.

Non è che tu bruci con la fiamma lì e basta. Ognuno di voi ha ricevuto la fiamma e vi ricordate, all’inizio? E’ stata accesa dai sacerdoti e poi data al popolo. E così dovremmo uscire, con quelle luci, quella luce che abbiamo nel cuore e che portiamo agli altri: è Cristo che portiamo.
È quella speranza che abbiamo nel cuore. Vedete? George Bernanos, per mettere un francese in questa serata, scriveva così «La speranza è un rischio che bisogna correre, è il rischio dei rischi».

Noi dobbiamo stare molto attenti, perché tante volte la nostra timidezza, la nostra paura, la nostra incertezza davanti alla fede, fa sì che ci blocchiamo, che non corriamo rischi. Ma sappiamo che le cose più grandi richiedono il rischio, richiedono il sacrificio, richiedono di buttarsi e richiedono la fede, la fiducia. Tutte le cose più belle e più grandi richiedono il rischio.

Pensate, cari genitori, ai vostri figli. Quanto avete desiderato di fare questo passo grande, di dare la vita? Quanto l’avete desiderato? E nello stesso tempo, quanto questo passo sembra così rischioso, pauroso? Mettere al mondo un figlio, una figlia,  educarlo, farlo crescere. Quanto è difficile, quanti sacrifici richiedono.

Ma nello stesso tempo, quando li vediamo, quando li vediamo cantare,  come cantano bene questi figli, cantano la vita, è meraviglioso, è così bello, è così bello. E noi siamo chiamati a rischiare per portare questa speranza. Vedete, Benedetto XVI  nell’enciclica Spes Salvi diceva: “ chi ha speranza vive diversamente, gli è stata donata una vita nuova.”

Ecco quello che noi oggi abbiamo riscoperto in questa notte. Questo mondo è buio, quando uscirete troverete il buio ancora. E  in quel in buio voi dovete portare la luce.

E quella luce l’avete ricevuta nel battesimo, è la vita nuova. E quella vita nuova noi desideriamo viverla con tutto il cuore. Non è facile, non è facile, ma è bello.

Proprio come mettere al mondo un figlio non è facile, ma è bello. Ecco noi siamo chiamati a questo, a vivere questa nuova vita e a portarla agli altri.   Il mondo ha bisogno di questa speranza.

Guardate quanto è terribile, quanto è scuro questo mondo, quanta sofferenza e dolore. E noi e noi potremmo riaccendere la speranza, con piccoli gesti d’amore, con poche parole dette al momento giusto, alla persona che desidera riceverle. L’abbiamo detto venerdì, quanti crocifissi noi incontriamo, sul nostro cammino.

 Noi dobbiamo dire che la morte non è la fine di tutto, perché dopo c’è la Resurrezione, perché Cristo è risorto e ha vinto la morte e può vincere la morte, le nostre morti. Quante morti ci sono nella nostra vita, quanti momenti bui, quante passioni noi viviamo. Ma se nel cuore abbiamo la speranza, se nel cuore portiamo quella speranza che abbiamo ricevuto nel battesimo, se nel cuore abbiamo quella parola di speranza che il Signore ci ha lasciato, tutto cambia, per noi e per gli altri.

La passione e la morte non sono la fine, sono il passaggio. La fine è la Resurrezione, è la gloria, è il volto di Cristo, è l’amore senza fine. Ed è questo che noi, uscendo questa sera da questa chiesa, illuminata da Cristo, portiamo ai nostri fratelli, portiamo a questo mondo; ne ha bisogno questo mondo, ne ha bisogno.

Portiamo la luce, portiamo questa speranza, facciamoci pellegrini di speranza. Amen.

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