
Eccoci radunati a messa nel giorno di Pentecoste, che sono i 50 giorni dopo la Pasqua ed è un periodo particolare. Abbiamo visto, dopo la morte di Gesù, i discepoli paurosi, rinchiusi in quella sala, dove avevano celebrato la cena del Giovedì Santo e dove era stato annunciato che Gesù avrebbe sacrificato la sua vita per noi. Si ritrovano lì, timorosi, perché attorno a loro c’è solo morte. Gesù è stato ucciso, loro sono scappati, si ritrovano quindi con la paura, ma è lì , nel cenacolo, che incontrano Gesù Risorto. Prima ancora degli uomini, le donne erano arrivate al sepolcro e lo avevano trovato vuoto; poi Pietro e Giovanni, corrono lì a vedere quello che sta succedendo; Maria Maddalena si ritrova faccia a faccia davanti al suo Signore. Gesù appare ai discepoli e che dice loro per prima cosa:” Pace a voi.”
Sapete che le prime parole di Papa Leone XIV, poche settimane fa, sono state il saluto di Cristo alla resurrezione: “Pace a voi. “ Gesù dice così, perché si ritrova davanti degli uomini paurosi, completamente persi, come tante volte succede nella nostra vita, come tanti di noi , che non sanno più dove sbattere la testa, non sanno più chi seguire o ascoltare. Basta accendere il televisore e rendersi di come sta andando il mondo. Chi grida più forte pensa di essere il primo, quando sappiamo che il Signore ci insegnato ben altro.
Questo è quello che noi respiriamo ogni giorno.
Allora anche noi potremmo rimanere rinchiusi in quella nostra stanza della paura.
Noi potremmo essere persone chiuse, che si sentono sole, abbandonate, che non sanno dove andare. Ma Cristo è Risorto.
Cristo è apparso ai discepoli e li ha mandati in missione.
Poche giorni fa, domenica scorsa, abbiamo festeggiato l’Ascensione. In quell’occasione Cristo ha detto,” io me ne vado, ma non vi lascio soli. Vi manderò lo Spirito Santo per accompagnare i vostri passi.”
E l’abbiamo sentito anche oggi nelle letture: “ Lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.”
Ovviamente lo Spirito Santo non ci tratta da burattini. Non siamo dei piccoli “pinocchi “che camminano con i fili tenuti da Dio. Perché, come abbiamo sentito anche nella seconda lettura, non abbiamo ricevuto uno Spirito da schiavi, ma da figli. Noi siamo uomini e donne liberi, chiamati alla libertà, alla verità, alla bellezza.
Lo Spirito Santo, quando ci accompagna, fa nascere in noi quella voglia di bene che poi possiamo decidere di seguire o non seguire, di sacrificarci o di non sacrificarci, di donarci o di non donarci.
Pensate! Davanti a noi oggi una coppia festeggia 55 anni di matrimonio.
Voi direte, ma perché 55 anni e non 50? Perché, poveretti, il loro anniversario dei 50 anni è caduto durante il Covid e hanno aspettato altri 5 per festeggiare adesso.
Ma se non ci fosse stata, in tutti questi anni, la voglia di donarsi l’uno all’altro, cosa sarebbe successo? Che questo matrimonio sarebbe finito molto prima . L’impegno e le promesse di matrimonio , che questi sposi si sono dati davanti all’altare 55 anni fa, non sarebbero stati possibili, se non ci fosse stato, dall’uno e dall’altro, il desiderio di donarsi. E questo vale per ogni cristiano: tutti siamo chiamati a donarci.
Domani inizierà il Centro Estivo. I nostri ragazzi oggi riceveranno il mandato, ed è bello vedere questi giovani, che invece di andare al mare, dopo aver finito la scuola, si mettono dalla mattina alle 8 fino alle 17 la sera, al servizio della comunità, ad occuparsi dei bambini.
E non è facile, lo sappiamo. Chiediamo ai genitori se è facile occuparsi dei bambini. Non è che sempre ti ascoltano. Non è che sono sempre i “santarelli “che conosciamo. E’ importante che questi ragazzi crescano con questa voglia di donarsi. E questo vale per ognuno di noi.
E anche questi genitori che chiedono oggi il battesimo per i loro figli, vogliono che vengano battezzati nello spirito di Cristo. Vogliono donare a questi figli la vita in Cristo, che è una vita di libertà, il contrario di quello che dice la televisione, il mondo. La Chiesa è considerata la Chiesa dei no. Non è vero! La Chiesa è Chiesa dei sì: del sì alla vera vita, del sì alla libertà, a non rimanere schiavi di noi stessi, della ricchezza, della bellezza, che poi una bellezza che passa. Noi desideriamo vivere con il Signore. È lui che ci guida.
Ed è questo che i genitori qui presenti chiedono per i loro figli. Non sono io che sono andato a cercarli. Sono loro che sono venuti, sono loro che ci chiedono il Battesimo per i loro figli. E più volte chiederemo loro: “Siete certi? Cosa volete?” Oggi lo abbiamo chiesto davanti la porta della chiesa, prima di entrare.
Tutta la nostra vita è fatta di scelte. Ma queste scelte, se noi siamo qui presenti, vengono aiutate dallo Spirito Santo.
E come si chiede lo Spirito Santo? Come si vive, come si sente lo Spirito Santo?
Si vive nella preghiera, nell’ascolto della parola, nei Sacramenti. Se noi ci allontaniamo da questo, chi ci accompagnerà nel nostro cammino?
Lo Spirito Santo, dovrebbe abitare in noi, ecco cosa dovrebbero fare il padrino e la madrina, ecco quello che dovrebbe fare la comunità: accompagnare I bambini nel cammino. Perché il fuoco dello Spirito Santo, che ricevono oggi, potrebbe spegnersi. E noi siamo lì per riaccenderlo. Siamo lì per dare forza a questo fuoco .
Ma come facciamo noi a dare il fuoco che dovrebbe essere dentro di noi? Se noi per primi lo lasciamo, ce ne allontaniamo? E come viviamo questo fuoco, se non lo viviamo nell’amore? Avete sentito il Vangelo cosa ci dice?:” Se mi amate osserverete i miei comandamenti. Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo e prenderemo dimora presso di lui. “
Che cos’è essenziale per noi ? È vivere l’amore che è stato riversato nel nostro cuore.
Questa coppia, cosa ha deciso? Di vivere questo amore, che avevano ricevuto, donandosi l’uno all’altro. Facendo una famiglia, due figlie, desiderando dei nipoti e così vanno avanti, danno il frutto. Che cosa significa vivere l’amore? Significa voler far crescere questi bambini, che oggi saranno battezzati, mettendoli dentro questo amore. Facendo uscire fuori l’amore che hanno dentro. Educarli all’amore, che è il donarsi, non il prendere, ma il donarsi.
Che cosa significa una comunità parrocchiale? Significa che ci sono uomini e donne che hanno il desiderio di amare, che hanno il desiderio di vivere quell’amore che hanno ricevuto.
Se no, che cos’è? È un vivere una vita in maniera individuale, senza guardare l’altro, senza guardare la comunità. La comunità non c’è. Se non c’è quella familiarità, se non c’è la voglia di donarsi, se non c’è l’apertura all’altro, l’amore, che facciamo? Un club? Il club della chiesa, il club dello stare insieme e basta.
Se non è un donarsi, che cos’è la nostra comunità? Se non è aprire le porte, che cos’è la nostra comunità? A cosa serve lo Spirito, se non ci spinge fuori? Cosa fanno i discepoli il giorno della Pentecoste? lo abbiamo letto nella seconda lettura, escono fuori gioiosi, escono fuori e tutti li capiscono. Perché? Perché tutti capiscono il linguaggio dell’amore. Non c’è bisogno di imparare il francese, l’inglese , lo spagnolo o il tedesco.
Tutti capiscono un gesto d’amore. Non ha bisogno di parole, il gesto d’amore. Ed è questo che noi siamo chiamati a compiere.
Se non ci amiamo, la comunità non esiste. E anche le parole del Vangelo rimarranno solo parole scritte, che non hanno vita. Siamo noi a donar vita a questa parola. Siamo noi le mani, il sorriso lo sguardo di Dio. Siamo noi il tempio del Signore. Ma se questo tempio è chiuso, non andrà da nessuna parte e Cristo morirà con noi. Allora ancora una volta oggi chiediamo allo Spirito di accompagnare questa famiglia parrocchiale, questa coppia e questi bambini.
Perché se non sappiamo donarci, tutto muore e tutto finisce. Amen.