Siamo di nuovo di domenica, nel primo giorno della settimana e Gesù appare ai dodici.
Ma come abbiamo sentito, Tommaso non è con loro. E quando i discepoli gli raccontano: “abbiamo visto il Signore”, lui dice:” se io non faccio l’esperienza che avete fatto voi, se io non lo vedo, se io non lo tocco, non tocco le sue ferite, non crederò”. Tommaso ha bisogno di vivere quell’esperienza lì.
Ma quando i discepoli hanno visto Gesù risorto?
Quando erano insieme, ed è molto interessante questo aspetto. Il Vangelo dice che Tommaso è detto Didimo e sapete cosa significa Didimo? Gemello.
Tommaso era un gemello il che significa che aveva con sé un fratello e non poteva vivere senza di lui, perché sappiamo quanto i gemelli siano uniti. Ebbene, il cristiano e tutti noi siamo un po’ dei “Didimi”, siamo un po’ chiamati a essere dei gemelli, a saper vivere insieme, perché Cristo lo incontri nella comunità. Il nostro non è un cammino spirituale personale, lo è anche, ma il cristianesimo si vive soprattutto in assemblea, in comunità, ed in particolare nel giorno della domenica.
Il giorno in cui i cristiani si radunano è la domenica. E dove noi vediamo Cristo risorto? Nell’Eucaristia, ma anche nei sacramenti che riceviamo. Perché noi crediamo in un Dio vivo, non morto.
Si è tanto parlato in questi giorni della tomba di Papa Francesco. Beh, la tomba di Cristo è vuota. Si va in pellegrinaggio a Gerusalemme a vedere una tomba vuota.
Si va a Gerusalemme al Santo Sepolcro per vedere la tomba vuota, perché questo è tutto il senso della nostra vita. Cristo ha vinto la morte e come l’abbiamo detto in questi giorni, ha vinto anche le nostre morti. Se noi accogliamo Cristo nella nostra vita, deve uscire fuori la vita nuova che abbiamo nel sangue.
Infatti, che cosa dice Gesù risorto ai Suoi discepoli? Avete sentito bene cosa viene detto? Gesù all’inizio dice : “Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi”. Perché, come abbiamo detto in questi giorni, la meraviglia è che noi siamo dei “mandati”.
La nostra vocazione è questa. Non siamo gente che deve rimanere in un posto, ma gente che deve raccontare, testimoniare quello che ha visto, quello che ha vissuto. Non ci chiedono di essere dei dottori di teologia, ma Cristo ci chiede di testimoniare quel legame che abbiamo con lui, con Cristo risorto.
Siamo chiamati a raccontare quello che viviamo tutti insieme, quel fuoco che ci brucia dentro e invitare a incontrare Gesù risorto. Questa è la nostra chiamata, la nostra vocazione e tutti, tutti, siamo chiamati a questo.
Non siamo persone ferme, ma persone che devono sempre essere in cammino. Non siamo persone mute, ma persone che devono raccontare come Cristo è nella loro vita, come agisce nella loro vita.
In questa novena, cioè per nove giorni, la Chiesa celebra Pasqua.
Ogni giorno a messa diciamo “in questo giorno” non “in questo tempo di Pasqua”, ma “in questo giorno”, perché in questo momento, nella gioia, la Chiesa celebra, tutti i giorni, la Pasqua. E la domenica, lo sappiamo, è Pasqua della settimana. Quindi noi dalla Pasqua siamo dei “mandati” a testimoniare quello che abbiamo visto.
Forse alcuni di voi non sono andati al sepolcro a vedere se fosse vuoto, ma lo hanno vissuto dalla testimonianza degli altri. E quindi come Tommaso, oggi siamo chiamati a dire “mio Signore e mio Dio” il più bel credo che possiamo sentire nel Vangelo, “mio Signore e mio Dio.” Cioè sei Tu il tutto della mia vita.
Ed è questo che noi dobbiamo vivere e trasmettere a tutti, dai più piccoli, ai più grandi. Ed è bello pensare che la nostra vocazione parte da questa prima affermazione, che ciascuno di noi deve poter dire un giorno nella sua vita:” Mio Signore e mio Dio”.
Amen.